L’ortodonzia invisibile senza attacchi è una nuova metodica ortodontica che consiste nel trattamento delle malocclusioni dentarie mediante fili molto sottili bondati alla superfice dei denti, in zone non visibili. Tale apparecchio oltre a non essere visibile è anche molto comodo alla lingua ed ai tessuti molli, grazie alla modellazione estremamente personalizzata ed anatomica ed è meno ingombrante rispetto ai brackets (attacchi) linguali.
Rappresenta pertanto una possibile alternativa terapeutica da proporre a tutti quei pazienti che desiderano un trattamento invisibile e senza fastidi.
Il campo di applicazione va dalle terapie più semplici di allineamento dentario a quelle più complesse, in cui ad esempio sono necessarie estrazioni dentarie e spostamenti settoriali corporei e, come accade anche per le classiche terapie con attacchi, l’associazione a miniviti di ancoraggio nei casi più complicati può essere molto utile.
Il caso che proponiamo è un esempio di trattamento estrattivo, con ancoraggio sia dentario che scheletrico.
Il paziente, giunto alla nostra osservazione, presentava una malocclusione caratterizzata da:
- prima classe molare e canina a destra;
- seconda classe molare a sinistra;
- completa mancanza di spazio per il canino di sinistra ectopico vestibolare;
- affollamento dentario superiore ed inferiore
- deviazione della linea mediana superiore verso sinistra di 2,5 mm
- overbite di 1 mm a livello del 12, 3 mm per l’11 ed il 21, 0 per il 22
- overjet di 2,5 mm per il 12, 2 mm per l’11 ed il 21, 0 per il 22.
Lo studio dell’ortopantomografia evidenziava :
- pregresse terapie canalari a carico degli elementi 17 e 27
- estese ricostruzioni a carico degli elementi 47, 36 e 37;
- 38 in inclusione ossea
Il tracciato cefalometrico è stato realizzato individuando 17 punti di riferimento che valutassero i cambiamenti dentari, scheletrici e dei tessuti molli. Una linea di riferimento è stata tracciata perpendicolarmente al piano SN e passante per il punto determinato dall’intersezione della parete anteriore della sella turcica con il processo clinoideo anteriore. La stabilità di queste strutture di riferimento è ampiamente documentata in letteratura.
Punti di riferimento cefalometrici e misure scheletriche. Punti di riferimento: S, sella; Sa, intersezione della parete anteriore della sella turcica con il processo clinoideo anteriore; Na, nasion; Or, orbitale; Po, porion; A, punto A; B, punto B; Go, gonion; UL, punto più anteriore del labbro superiore; LL, punto più anteriore del labbro inferiore; u6f, punto di forcazione del primo molare superiore; u6s, solco che separa i tubercoli vestibolari del primo molare superiore; u5b, apice della cuspide vestibolare del secondo premolare superiore; u4b, apice della cuspide vestibolare del primo premolare superiore; U1i, margine incisale dell’incisivo centrale superiore; L1i, margine incisale dell’incisivo centrale inferiore; SV, linea verticale di riferimento. Misure scheletriche: 1, SNA; 2, SNB; 3, ANB; 4, Go-Gn SN; 5, FMA; 6, UL – SV; 7, LL – SV. Misure dentarie angolari (°): 1, U1-SN; 2, U4-SN; 3, U5-SN; 4, U6-SN. Misure dentarie lineari (mm): 5, U6 – SN; 6, U1 – SV; 7, U4 – SV; 8, U5 – SV; 9, U6 – SV.
Misure scheletriche angolari: |
SNA (°) |
81 |
SNB (°) |
76 |
ANB (°) |
5 |
Go-Gn SN (°) |
25 |
FMA (°) |
20 |
|
|
Misure dei tessuti molli |
UL – SV (mm) |
76 |
LL-SV(mm) |
68,5 |
|
|
Misure dentarie angolari |
U1-SN (°) |
101 |
U4-SN (°) |
87 |
U5-SN (°) |
82 |
U6-SN (°) |
72 |
|
|
Misure dentarie lineari |
U6-SN(mm) |
67,5 |
U6-SV(mm) |
58 |
U1-SV(mm) |
44 |
U4-SV(mm) |
51 |
U5-SV(mm) |
36 |
Overjet (mm) |
2 |
Overbite (mm) |
3 |
Considerando l’entità di affollamento all’arcata superiore si è pensato ad un trattamento estrattivo finalizzato alla creazione di spazio per il recupero del 23.
Considerando che il 27 era un dente compromesso da una precedente devitalizzazione e presentava un’estesa ricostruzione in amalgama si è scelto di effettuare la sua estrazione e non quella del 24.
In una prima fase lo spazio residuo dall’estrazione è stato gestito attivando la chiusura spazio 26-28 con perdita di ancoraggio. A tale scopo è stata modellata una molla realizzata con un filo .016-.022 in Titanio Molibdeno (TMA).
La molla è stata bondata alla superficie linguale del 28 (mediante la tradizionale procedura adesiva e composito fluido) e successivamente al 26, attivando il braccetto mesiale che decorreva distalmente rispetto alla superfice linguale del primo molare, poiché l’ansa era stata modellata contratta. Il ritorno elastico in chiusura sviluppava la forza necessaria alla mesializzazione del 28 ed alla distalizzazione del 26.
Dopo un mese la precedente molla è stata sostituita con una che partendo dalla superfice vestibolare del 28 arrivava alla disto-palatale girava su se stessa per continuare in avanti descrivendo un ansa a livello interdentale la quale veniva bondata in apertura. Per meglio controllare le rotazioni dentarie è stata utilizzata una catenella elastica, legata alla molla a livello del tratto interdentale e bondata direttamente alla superfice vestibolare del 26.
Le seguenti foto mostrano la chiusura spazio raggiunta all’inizio del quarto mese:
Nel momento in cui si è scelto di interrompere la mesializzazione del 28 e di utilizzare lo spazio residuo unicamente per la distalizzazione da 24 a 26 è stata posizionata una minivite palatale, mesiale al 28.
Tale minivite è stata utilizzata sia come ancoraggio per la distalizzazione, sia per bloccare il 28. Un sezionale .016-.016 inches in acciaio è stato modellato in modo da ancorare il 28 alla minivite. Un altro filo .016-.016 inches in acciaio è stato modellato in modo da realizzare un sezionale bondato da 24 a 26 con una loop apicale tra 25 e 26. La forza di distalizzazione era sviluppata da una catenella elastica legata da un lato alla loop ed inserita dall’atro lato nella testa della minivite.
Al successivo controllo si è proceduto all’applicazione di una seconda minivite mesiale e vestibolare al 28, in modo da applicare anche vestibolarmente la forza distalizzante e controllare un eventuale rotazione del settore.
L’allineamento all’arcata inferiore è stato realizzato mediante l’applicazione di un retainer attivo modellato secondo i criteri ampiamente esposti nei precedenti articoli.
In particolare sono state modellate :
- una step bend per allineare gli elementi 31-32
- delle anse verticali ad U per poter avere espansione a livello dei canini
Prima del bondaggio mediante l’utilizzo di 2 pinze (la tonda quadra e la Weingart) è stata esercitata una flessione del filo in modo da piegare lingualmente i tratti da bondare sui 33 e 43.
La sequenza di bondaggio del retainer inferiore è stata la seguente:
- iniziale bondaggio su 33-41 e 42
- contraendo le anse mesiali e distali al 33 il retainer è stato bondato ai 34 e 35
- contraendo le anse mesiali e distali al 43 il retainer è stato bondato al 44 e 45
- mediante uno strumento di utilità il retainer che a causa della step bend decorreva più linguale rispetto al 41 è stato accostato alla superfice linguale e bondato.
- i tratti di filo da bondare sui 33 e 43 che, a causa delle precedenti attivazioni, decorrevano più linguali, sono stati ribaltati sulla superficie linguale e bondati.
Tela retainer veniva attivato ogni 4 settimane mediante le classiche procedure di debondig, attivazione e bondaggio già ampiamente discusse negli altri articoli.
A distalizzazione del settore laterale quasi conclusa è stato bondato un retainer attivo all’arcata superiore in modo da iniziare a spostare la linea mediana verso destra. Tale retainer si estendeva dal 24 al 14, presentava un ansa verticale ad U mesiale e distale al 23 e mesiale al 12. Era bondato sul 24 al composito che fissava il sezionale di distalizzazione precedentemente posizionato.
Il ritorno elastico dell’ansa bondata in contrazione produceva la forza per spostare il settore verso destra. Presentava una step bend per allineare gli incisivi centrali e le anse ad U venivano attivate in modo da spostare il settore frontale verso destra.
Terminato l’allineamento del 23, in una fase in cui la minivite palatale era stata già rimossa, un doppio retainer veniva applicato per attivare la chiusura spazio 22-21 mediante derotazione del 22.
Il razionale dell’utilizzo di un doppio retainer è quello di aumentare l’ancoraggio del settore che non si vuole spostare mediante 2 retainers sovrapposti.
Le seguenti foto sono state scattate al termine della distalizzazione da 24 a 26 e dell’allineamento:
Ortopantomografia finale
Teleradiografia finale
Tracciato cefalometrico
|
Prima della distalizzazione |
Dopo la distalizzazione |
Misure scheletriche angolari: |
SNA (°) |
81 |
81 |
SNB (°) |
76 |
75 |
ANB (°) |
5 |
5 |
Go-Gn SN (°) |
25 |
26 |
FMA (°) |
20 |
21 |
|
|
|
Misure dei tessuti molli |
UL – SV (mm) |
76 |
75 |
LL-SV(mm) |
68,5 |
70 |
|
Misure dentarie angolari |
U1-SN (°) |
101 |
103 |
U4-SN (°) |
87 |
79 |
U5-SN (°) |
82 |
76 |
U6-SN (°) |
72 |
70 |
|
|
|
Misure dentarie lineari |
U6-SN(mm) |
67,5 |
64 |
U6-SV(mm) |
58 |
62 |
U1-SV(mm) |
44 |
37 |
U4-SV(mm) |
51 |
44 |
U5-SV(mm) |
36 |
33 |
Overjet (mm) |
2 |
2,5 |
Overbite (mm) |
3 |
2 |
Bibliografia
Macchi A, Rania S, Cirulli N. Una proposta per la gestione di disallineamenti anteriori: il mantenitore attivo di contenzione (MAC)”. Mondo Ortodontico, 1999; 5: 389-393.
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Per Informazioni:
zerodonto@gmail.com