L’ortodonzia fissa rappresenta il trattamento di elezione per tutti i pazienti che si trovano in dentatura permanente, a qualsiasi età. Nella maggior parte dei casi, infatti, solo con un’apparecchiatura fissa è possibile realizzare uno spostamento dentario preciso e controllato.
Se il paziente ha l’esigenza di eseguire un trattamento che non sia visibile, in quanto sensibile a problemi di ansia e imbarazzo, allora la risposta è data da un trattamento fisso linguale, il quale può essere realizzato con o senza attacchi.L’apparecchio è pertanto applicato sulla superficie interna, quindi non visibile, dei denti. L’ortodonzia linguale senza attacchi è nata dall’esigenza di trattare recidive di casi precedentemente realizzati con apparecchiature classiche, i quali non avrebbero accettato di applicare nuovamente i brackets. E’ stata successivamente utilizzata per risolvere malocclusioni in pazienti che si sottoponevano al trattamento per la prima volta, in quanto non dava i classici fastidi alla lingua, ai tessuti molli e le alterazioni fonetiche tipiche delle apparecchiature linguali con attacchi.
Con l’ortodonzia linguale fissa senza attacchi è possibile trattare ogni tipo di malocclusione, mediante l’utilizzo di fili ortodontici direttamente bondati sulla superficie linguale dei denti, come i retainers attivi, ed eventuali altri dispositivi, come le miniviti.
Queste ultime rappresentano una recente svolta in ortodonzia e sono molto utilizzate anche nei classici apparecchi con brackets poiché consentono un ancoraggio massimo di tipo scheletrico ed una maggiore velocità di spostamento dentario.
Il seguente caso clinico è un esempio di risoluzione di una malocclusione di II Classe dentaria e scheletrica trattata con questa terapia innovativa.
La paziente di anni 25 presentava all’esame clinico (fig. 1-6):
- a sinistra un testa a testa molare e canino, un morso a forbice 24-34
- a destra un testa a testa canino ed una pregressa estrazione del 46 con mesializzazione ed inclinazione del 47.
All’esame radiografico (fig. 7-10) si evidenziava una seconda classe scheletrica con un inclinazione degli incisivi inferiori di +6 ° rispetto al piano mandibolare.
La risoluzione del rapporto di classe mediante utilizzo di elastici intermascellari non era consigliabile data l’eccessiva inclinazione degli incisivi inferiori (angolo incisivo inferiore-piano mandibolare : +6). Per evitare di estrarre i primi premolari superiori si è scelto di distalizzare dal canino al secondo molare superiore di destra e sinistra. L’estrazione dei denti del giudizio superiori è stata effettuata poche settimane dopo il bondaggio del dispositivo. Il gruppo frontale superiore veniva allineato nello spazio creatosi dalla distalizzazione. All’arcata inferiore era necessario l’allineamento con mesializzazione ed up-righting del 47.
La distalizzazione superiore è stata effettuata utilizzando come ancoraggio 2 miniviti, posizionate tra laterale e canino superiori di destra e sinistra. Per semplificarne la procedura e migliorarne la comprensione è stata presa un’impronta in silicone all’arcata superiore dopo l’inserimento delle miniviti ed il sistema è stato riprodotto sul modello in gesso. Le miniviti utilizzate erano cilindriche ed avevano una lunghezza di 8 mm ed una larghezza di 1,5 mm. La loro testa aveva 2 fori che si incontravano a croce, utili per lo scorrimento di fili ortodontici al loro interno. Delle miniviti identiche a quelle posizionate in vivo sono state inserite nei fori lasciati nell’impronta dalla testa delle viti prima di colare il modello in gesso, in modo da riprodurre la stessa posizione (fig. 11-16).
Con un filo di acciaio 016-016 inches sono stati modellati 2 sezionali che da un lato scorrevano in uno dei due fori delle viti e dall’altro erano bondati sulla superficie palatale dei molari (fig. 17-18).
La forza per la distalizzazione è realizzata tramite delle coil open compresse tra la vite e l’ansa gengivale del sezionale (fig. 19).
Tale sistema che non necessitava della collaborazione del paziente e non produceva l’effetto indesiderato della vestibolarizzazione dei frontali, grazie all’ancoraggio scheletrico, produceva una forza misurata in 400 gr circa per lato. Nell’inserimento delle viti è importante che uno dei due fori sia disposto parallelamente al piano occlusale per facilitare lo scorrimento dei sezionali man mano che i denti distalizzano. L’ansa gengivale del sezionale è stata modellata in modo da apicalizzare la forza a livello del terzo occlusale della radice dei sesti, in modo da essere quanto più vicini al centro di resistenza ed avere un movimento corporeo. La connessione poi realizzata mediante una fibra di vetro da canino a secondo molare realizzava un ulteriore spostamento occlusale del centro di resistenza aumentando il movimento corporeo.
Dopo una fase iniziale tale connessione in fibra è stata eliminata, continuando a distalizzare solo i molari (fig. 20-21-21a-21b).
Ulteriori attivazioni delle coil open sono state effettuate mediante apposizioni di composito fluido in corrispondenza dell’ansa del sezionale nel frattempo che con uno strumento di utilità si mantenevano le coil in contrazione riducendole in lunghezza e si fotopolimerizzava.
Al termine della distalizzazione dei molari (fig 22-26) si è proceduto alla distalizzazione dei premolari, connessi tra di loro.
Per mantenere la distalizzazione molare sono state applicate le bande sui sesti ed una barra palatale, attivata in derotazione su entrambi i molari ed anche in leggera contrazione, per correggere la lieve vestibolarizzazione avuta in seguito alla distalizzazione prodotta dal vettore di forza in direzione linguo-vestibolare (fig. 27-31).
All’arcata inferiore è stato bondato un arco in acciaio .014 inch da 36 a 45, un sezionale di stabilizzazione in acciaio .016-.016 inch sui 44 e 4, in modo da creare un ancoraggio per l’uprighting del 47. Quest’ultimo è stato realizzato posizionando un tubo per molari sulla superficie vestibolare del 47 ed un sezionale, prima in NiTi poi in acciaio, che passava nello slot occlusale del tubo e poi era bondato sulla superfice vestibolare del 45. La mesializzazione è stata esaguita tramite meccanica di scorrimento con catenella elastica e per controllare la rotazione del molare è stata utilizzata anche una catenella linguale (fig. 32-34).
Successivamente è stato bondato sulla superficie linguale da 33 a 35 un retainer attivo per vestibolarizzare ed intrudere il 34, in modo da risolvere il morso a forbice, mentre un sezionale di stabilizzazione 016-016 acciaio univa il 35 al 36.
All’arcata superiore, al termine della distalizzazione dei settori laterali, è stato bondato un retainer attivo per l’allineamento del gruppo frontale (fig. 34 b). Il retainer è stato modellato ed attivato come spiegato in questo precedente articolo sulle fasi di procedura clinica nell’applicazione dei retainers attivi.
Le seguenti foto mostrano la chiusura in prima classe raggiunta a fine terapia (fig. 35-39).
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