La richiesta sempre maggiore di trattamenti ortodontici negli adulti ha determinato un incremento dell’ortodonzia linguale. Spesso la richiesta di trattamento è di tipo estetico e dettata dalla necessità di risolvere disallineamenti nel settore anteriore. Per tale motivo è stata sviluppata una metodica di allineamento mediante l’utilizzo di fili elastici bondati lingualmente (1-2) Tali dispositivi, come riferito dagli stessi pazienti, risultano essere molto più confortevoli rispetto agli attacchi linguali.
Gli inventori di questo nuovo dispositivo linguale sono il Prof. Aldo Macchi ed il Dott. Nunzio Cirulli. Nel 1999, hanno pubblicato due articoli inerenti una innovativa metodica linguale che sfruttava un presidio da loro ideato e definito “Mantenitore Attivo di Contenzione (MAC)”. Il MAC è un retainer fisso attivo, costituito da un filo in Nickel Titanio di .012 pollici bondato ai denti adiacenti a quelli da spostare mediante una resina composita foto-polimerizzante (1-2).
Nel 2001 il Dott. Eri J.W. Liou ha pubblicato un lavoro in cui la risoluzione degli affollamenti dentari anteriori veniva realizzata tramite dei fili in Nickel Titanio bondati a livello della superficie linguale dei canini e accostato alla superficie linguale degli incisivi centrali e laterali mediante delle legature metalliche interdentali (3).
La metodica di allineamento dentario mediante un ortodonzia linguale senza attacchi, che nasce da un associazione tra l’elasticità dei fili ed i principi di biomeccanica, ha subito successive evoluzioni da parte degli stessi autori che l’ hanno inventata.
Tali retainers sono costituiti da fili intrecciati dello spessore di 0.175 pollici
Il seguente caso clinico è stato realizzato tramite questa metodica.
Caso clinico
La paziente presentava una malocclusione di prima classe dentaria caratterizzata da un lieve affollamento inferiore e da una pregressa estrazione del 16. In regione 23 era stato posizionato un impianto poiché le era stato estratto il canino incluso.
L’allineamento inferiore è stato realizzato mediante un retainer attivo costituito da un filo intrecciato dello spessore di 0.175 pollici.
Tale retainer è stato modellato con delle anse mesiali e distali agli incisivi centrali e laterali, con una piega di offset in corrispondenza del margine distale del 42. Prima di bondare il retainer le anse sono state aperte di circa 2 mm. Inoltre filo è stato bloccato con una pinza tonda-quadra in corrispondenza del punto in cui l’ansa mesiale al 32 si continua nel tratto orizzontale di filo da bondare al 32. Entrambe le estremità del filo sono state piegate lingualmente realizzando una piega a V con l’apice diretto vestibolarmente.
Questa attivazione darà espansione nella zona 31-32 e consentirà la derotazione del 32. Con lo stesso meccanismo un’altra piega a V è stata modellata distalmente al segmento da bondare al 41, subito prima dell’ansa distale. Dopo aver ripulito la superficie linguale dei denti si è proceduti a mordenzare per 30”. E’ stato quindi applicato l’adesivo e polimerizzato. Il filo è stato dapprima bondato con del composito fluido sul 31, poi chiudendo con uno strumento di utilità di circa 2 mm le anse mesiali e distali al 32 e mantenendo il piano orizzontale con l’ausilio di un altro strumento di utilità o di uno specillo, il retainer è stato bondato sul 33. A questo punto il segmento da bondare sul 32, che decorreva più spostato lingualmente a livello del margine distale di tale elemento, a causa della precedente piega a V, è stato accostato alla superfice linguale del 32 e bondato. Con lo stesso meccanismo sono state chiuse le anse mesiali e distali al 41 e 42 ed il retainer è stato bondato sul 42 e 43. Il segmento da bondare sul 41, che decorreve più spostato lingualmente rispetto al magine mesiale di tale elemento, a causa delle precedenti attivazioni di offset e piega a V, è stato spinto da linguale a vestibolare e bondato su tale dente. Ovviamente è importante, durante la procedura di bondaggio, non far fluire il composito a livello gengivale per non creare danni pardontali.
Con queste attivazioni man mano che le anse creano spazio si ha l’aumento del diametro intercanino, la vestibolarizzazione del margine mesiale del 32 e distale del 41, la lingualizzazione del margine distale del 42 e 32.
Sono stati effettuati controlli ogni 3 settimane. Ad ogni controllo il retainer è stato staccato dai denti dove si volevano ripetere le attivazioni (32 e 41) consumando con una fresa diamantata cilindrica, montata su manipolo moltiplicatore di giri e sotto irrigazione, la maggior parte di composito che ricopre il filo. Dopodichè con uno specillo si effettuava un movimento di leva per staccare il retainer. In pratica per non danneggiare il retainer non si è consuma tutto il composito con la fresa, ma si fa saltare l’ultimo strato di composito, staccando quindi il filo, utilizzando uno specillo come una leva. Per bondare nuovamente il retainer non è necessario mordenzare, poiché resta su denti un sottile strato di composito. Si procede invece ad irruvidire questo composito con la stessa fresa diamantata usata a basso numero di giri senza irrigazione di acqua, raffreddando con aria, creando delle micro ritenzioni meccaniche. Poi si applica l’adesivo ed il composito fluido per bondare il filo.
Dopo 2 mesi si è avuta la derotazione del 32 e 42 e si è proceduti a lingualizzare il 31 ed a continuare la derotazione del 41.
Ad ogni controllo (ogni 3 settimane) il filo è stato staccato dagli elementi 31 e 41 piegando lingualmente il segmento da bondare sul 31 e modellando la piega di offset in corrispondenza del margine distale del 41. Dopo quasi 4 mesi si è ottenuto l’allineamento ed il retainer attivo è stato sostituito da un retainer passivo.
All’arcata superiore per mesializzare il 17, considerando che tale elemento era ruotato in senso mesio-vestibolare è stata posizionata una mirovite palatale tra 14 e 15 all’altezza del Centro di Resistenza (CR) del 17. E’ stato bondato un power arm sulla superficie palatale del 17 ed è stato collegato alla microvite mediante una catenella elastica.
Questo sistema ha sviluppato una forza in grado di mesializzare il 17 derotandolo.
Nel momento in cui è iniziata la rotazione in senso palatale del 17 si è proceduti a controllarla applicando una catenella elastica tra il 17 ed il 15 (l’ideale era applicare una forza vestibolare nel momento in cui il molare era completamente derotato).
Un filo 16-16 in acciaio è stato modellato in modo che si adattasse passivamente alla superficie linguale dal 15 fino all’impianto in regione 23. L’alternativa a questo sezionale di stabilizzazione, soprattutto se non ci fosse stato un impianto in regione 23, era il posizionamento di un’altra microvite vestibolare.
Attualmente (dopo 12 mesi) su questo molare vi è una molla di tip, a partenza dalla microvite, per completare la mesializzazione della radice.
BIBILIOGRAFIA
1. Macchi A, Rania S, Cirulli N. Una proposta per la gestione di disallineamenti anteriori: il mantenitore attivo di contenzione (MAC). Mondo Ortodontico, 1999; 5: 389-393.
2. Macchi A, Cirulli N. Fixed active retainer for minor anterior tooth movement. Journal of Clinical Orthodontics, 2000; 34: 48-49.
3. Liou EJW, Chen LIJ, Huang CS. Nickel-titanium mandibular bonded lingual 3-3 retainer: for permanent retention and solving relapse of mandibular anterior crowding. American Journal of Orthodontics and Dentofacial Orthopedics, 2001; 119:443-449.
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