Caso clinico realizzato mediante Terapia Ortodontica Linguale Fissa senza Attacchi.
Dott.ssa Anna Mariniello
L’ortodonzia linguale nasce dalla necessità di soddisfare la richiesta di un trattamento non visibile effettuata essenzialmente dai pazienti adulti. Tale richiesta non può essere soddisfatta a pieno con un trattamento con gli attacchi vestibolari in ceramica e nemmeno con le mascherine trasparenti. Queste terapie sono entrambe da considerarsi più estetiche degli attacchi vestibolari in metallo ma non invisibili, come può essere solo un ortodonzia linguale.
L’ortodonzia linguale con attacchi , nonostante il miglioramento che si è avuto negli anni circa il design degli attacchi, può essere fonte di fastidi fonetici e di decubito alla lingua. Inoltre la riduzione di grandezza del bracket realizzata per ridurre il discomfort rende in alcuni casi difficile sia il controllo delle rotazioni dentarie che del torque, anche se i recenti attacchi i-TTR realizzati dal Prof. Aldo Macchi consentono un controllo accurato pure di questi parametri. Lo stesso Prof. Aldo Macchi è stato il primo ad eseguire, agli inizi degli anni novanta, trattamenti ortodontici linguali senza attacchi mediante fili super elastici bondati sulla superficie linguale dei denti.
Inizialmente questo trattamento era effettuato in casi di recidiva di allineamento in pazienti precedentemente sottoposti a terapia con attacchi, sia con tecnica vestibolare che linguale. Lo scopo era quello di risolvere la recidiva evitando di sottoporre nuovamente il paziente alla terapia con attacchi, offrendogli una soluzione completamente invisibile e confortevole. Il passo successivo fu il trattamento di casi molto più difficili ed in pazienti che eseguivano la terapia per la prima volta.
La terapia linguale senza attacchi, successivamente eseguita anche da altri autori, oltre ad essere invisibile è estremamente confortevole. La maggior parte dei pazienti, che dopo essersi sottoposti a terapia linguale con attacchi eseguono poi un trattamento linguale senza attacchi, dichiarano di avere molti meno fastidi o non averne proprio rispetto alla prima terapia. Le alterazioni fonetiche non ci sono quasi mai e se ci sono spariscono in poche ore.
Materiali adoperati e procedura clinica.
Per eseguire un trattamento linguale senza attacchi si usano dei fili modellati, attivati e bondati direttamente sui denti mediante del composito fluido. A seconda degli spostamenti che vogliamo ottenere useremo fili diversi.
Ad esempio se vogliamo allineare un settore possiamo usare fili in Ni-Ti mentre se vogliamo realizzare dei sezionali di stabilizzazione adopereremo dei fili in acciaio tipo 16-22, 18-22, 17-25 ecc. Per ottenere l’allineamento si possono anche adoperare fili in acciaio intrecciati dello spessore di 0.175 pollici, comunemente adoperati per realizzare i retainers passivi.
Questi fili vengono modellati con pieghe di primo e secondo ordine e pertanto attivati (retainers attivi) prima di essere bondati sulla superficie linguale dei denti. Ad esempio realizzando delle step bends si possono eseguire le derotazioni dentarie e risolvere piccoli affollamenti (meno di 2 mm di sovrapposizione dei margini interprossimali).
Per affollamenti maggiori si aggiungono delle pieghe di secondo ordine, ad esempio delle anse verticali a U, che nella fase di bondaggio vengono chiuse di circa 2 mm in modo che il ritorno elastico del filo crea lo spazio necessario all’allineamento dentario. Il filo può essere attivato per ottenere lo spostamento dentario sia in senso orizzontale che verticale.
Prima del bondaggio del filo, precedentemente modellato (anche sul modello in gesso per chi è alle prime armi) i denti vengono puliti con un gommino o uno spazzolino. Successivamente si mordenzano per 30 secondi con l’acido ortofosforico le superfici linguali sulle quali bondare il filo, si applica l’adesivo e si polimerizza (per un tempo variabile dai 5 ai 30 secondi a seconda della lampada utilizzata).
Il retainer viene bondato usando del composito fluido a media viscosità e ricoprendo il filo per uno spessore di circa 2 mm. Nel trattamento con i retainers attivi è importante per il successo della terapia anche la sequenza di bondaggio. In generale è necessario bondare prima i denti più vicini al filo o quelli che si devono spostare di meno. E’ altresì fondamentale mantenere il piano orizzontale del filo per non aggiungere indesiderate forze di intrusione o estrusione.
Il paziente trattato con i retainers attivi viene controllato ogni 3-4 settimane e i retainers vengono riattivati. Questo si realizza staccando il filo da 1 o più denti che si desidera spostare ed eseguendo delle attivazioni (tipo aggiunta di pieghe a gradino, espandento le anse precedentemente modellate, piegando il filo in senso vestibolo linguale ecc).
Il distacco del filo viene realizzato utilizzando una fresa diamantata a basso numero di giri e sotto irrigazione fino a consumare quasi tutto il composito che ricopre il filo. Per non danneggiare il filo l’ultimo strato di composito non viene consumato con la fresa ed il filo viene staccato usando uno specillo a modo di leva. Dopo aver attivato il retainer lo strato di composito che è rimasto sul dente viene irruvidito sempre con una fresa diamantata ma senza irrigazione (pertanto non è necessario mordenzare nuovamente), si applica l’adesivo e si bonda il filo con del composito fluido.
Caso clinico.
Si presentava alla nostra osservazione un paziente con moderato affollamento all’arcata inferiore (figura 1).
Fig. 1
E’ stato applicato un retainer attivo (figura 2) applicato da 44 a 34, modellato con delle anse ad U mesiali e distali all’ incisivo centrale, laterale e canino di destra e distale al canino di sinistra.
Fig. 2
Il retainer è stato attivato piegando lingualmente la porzione di filo da bondare sul 41, questo determina lo sviluppo di una forza che muove il 41 lingualmente e i denti adiacenti vestibolarmente consentendo l’allineamento in senso vestibolo linguale nel frattempo che le anse creano lo spazio.
La sequenza di bondaggio, anch’essa fondamentale affinché il filo esplichi la sua azione, è la seguente. Dapprima è stato bondato sul 42, essendo il dente più lingualizzato e più vicino al filo.
Successivamente chiudendo le anse mesiali e distali al 41 è stato bondato sugli elementi 31, 32 e 33, mantenendo il piano orizzontale per non aggiungere indesiderate forze estrusive od intrusive. E’ stato poi bondato sul 34, chiudendo l’ansa tra il 33 ed il 34 di circa 2mm. Il segmento da bondare sul 41, che decorreva più spostato lingualmente rispetto a tale elemento a causa delle precedenti attivazioni è stato spinto con uno strumento di utilità sul 41 e bondato. Infine, sempre chiudendo le anse di circa 2 mm il retainer è stato bondato sul 44 e sul 43.
Il paziente è stato controllato ogni 3 settimane circa. Ad ogni controllo veniva staccato il retainer dal 41,42, 43 e 44 per attivare le anse in espansione (e quindi aprendole di circa 2 mm) e per piegare lingualmente il segmento di retainer da bondare sul 41. E’ stata successivamente aggiunta una piega di inset mesiale al 43 per derotarlo.
Dopo circa 4 mesi il precedente retainer attivo costituito da un unico filo è stato sostituito da una serie di fili intrecciati uguali al precedente a da un filo in TMA (figura 3).
Fig. 3
Un filo intrecciato è stato bondato da 31 a 44, passivo su tutti i denti tranne che sul 43 mesialmente al quale è stata modellata un ansa ed un piega di inset per continuarne la derotazione. Due segmenti di retainer passivi sono stati bondati in overlay per bloccare gli incisivi nella posizione raggiunta (un segmento bondato su 41-42 e l’altro su 32-31-41).
Un ulteriore segmento di retainer attivo è stato bondato sugli elementi 32-33 e 34, con un ansa tra 33 e 34. Questo segmento è stato attivato per vestibolarizzare il 33 e lingualizzare il 34, mediante il principio delle pieghe a V: prima di bondarlo le porzioni di filo da attaccare sugli elementi 34 e 32 decorrevano lingualmente come mostrato dai segni nella foto (figura 4) in modo da disegnare una V con l’apice localizzato a livello del canino e rivolto vestibolarmente.
Fig. 4
Inoltre con un filo TMA 16-22 è stato modellato un sezionale, da bondare dal 34 al 36, per vestibolarizzare il 35, aggiungendo delle anse per aumentarne l’elasticità e piegando verso vestibolare il tratto da bondare sul 35.
L’allineamento è stato ottenuto in circa 6 mesi ed è stato applicata una contenzione fissa (figura 5).
Fig. 5
Bibliografia
1. Macchi A, Cirulli N. “Fixed Active Retainer for Minor Anterior Tooth Movement”. Journal of Clinical Orthodontics, 2000.
2.Macchi A, Rania S, Cirulli . “Una proposta per la gestione di disallineamenti anteriori: il mantenitore attivo di contenzione (MAC)”.
Mondo Ortodontico, 1999.
3.Liou EJW, Chen LIJ, Huang CS. “Nickel-titanium mandibular bonded lingual 3-3 retainer: for permanent retention and solving relapse of mandibular anterior crowding”. Am J Orthod Dentofacial Orthop 119:443-9, 2001.
4.Musilli M. The Bracketless Fixed Orthodontics: nine years of clinical Experimentation. Prog in Orthod 9:72-91, 2008.
5.Mariniello A, Cozzolino F. Lingual active retainers to achieve teeth levelling in orthodontics: case series. International Dentistry SA Vol 10 N 5, pag. 24-29, 2008.
Per informazioni:
zerodonto@gmail.com