Dott.ssa Anna Mariniello
Sempre più frequentemente nella pratica clinica ci troviamo a dover trattare casi di allineamento in pazienti adulti che richiedono un trattamento non visibile e poco fastidioso. Questo ha determinato una sempre più ampia diffusione degli attacchi linguali. Al fine di realizzare una terapia non visibile e poco fastidiosa alcuni il Prof. Aldo Macchi ed il dott. Nunzio Cirulli (1-2) hanno ideato una tecnica di allineamento mediante l’utilizzo di fili in Nickel Titanio bondati sulla superficie linguale dei denti anteriori. Tali autori eseguono terapie linguali senza attacchi da circa 15 anni. Tal tecnica è stata successivamente utilizzata anche da altri autori (3-4-5).
In questo lavoro viene presentata una metodica di allineamento mediante l’utilizzo di fili per retainer modellati ed attivati, secondo i principi di biomeccanica descritti da Burstone e Melsen (6-7-8) in modo da ottenere lo spostamento dentario desiderato.
Procedura clinica
I fili utilizzati per l’allineamento dentario sono dei retainer costituiti da 5 fili intrecciati dello spessore di 0.175”. La modellazione di questi fili è realizzata seguendo le leggi della biomeccanica descritte da Burstone e Melsen6-8.
Per la risoluzione dell’affollamento dentario vengono modellate delle anse verticali ad U e delle step bends. Le anse ad U aumentano l’elasticità del filo e consentono di aumentare la forza applicata in caso di affollamenti più marcati. Le pieghe a gradino, che possono essere utilizzate senza anse ad U in caso di affollamenti minimi, oltre a ridurre l’affollamento, consentono la derotazione degli elementi dentari. Il filo viene modellato con queste pieghe ed in maniera che si adatti alla superficie linguale da canino a canino. Prima del bondaggio le anse vengono aperte di circa 2 mm per poi essere bondate successivamente in contrazione. In questo modo il ritorno elastico del filo determinerà la riduzione dell’affollamento.
Dopo aver pulito le superfici dentarie con spazzolino e pomice questa vengono mordenzate per 30”. Successivamente si applica l’adesivo e si polimerizza. Il bondaggio del retainer è realizzato applicando del composito fluido fino a ricoprire il filo di circa 1mm. Considerando che dopo l’attivazione il retainer non si adatta più passivamente è necessario bondarlo prima ai denti che si devono spostare di meno e che sono più vicini al filo. Successivamente verrà bondato sugli altri denti, aprendo o chiudendo le anse e spingendolo sui denti con uno strumento di utilità li dove ci sono delle step bends. E’ necessario ovviamente mantenere il piano orizzontale del filo per non introdurre indesiderate forze intrusive od estrusive. Pertanto, soprattutto nel momento in cui si attiva il filo aprendo o chiudendo le anse, è importante utilizzare due strumenti di utilità per non far ribaltare il retainer.
Il retainer attivo viene controllato ogni 2-3 settimane e ad ogni appuntamento viene staccato dai denti che si desidera attivare, utilizzando una fresa diamantata a basso numero di giri per consumare il composito senza lesionare il filo. Dopo aver consumato quasi tutto il composito si stacca il retainer con uno specillo. Lo strato di composito che rimane sui denti viene irruvidito con la fresa diamantata per aumentare l’adesione. Dopo l’attivazione si bonda il filo senza mordenzare, applicando dell’adesivo sullo strato di composito precedentemente irruvidito.
Al termine dell’allineamento il retainer attivo viene sostituito da un retainer passivo.
Caso Clinico
Presentiamo un caso clinico realizzato con questa metodica.
Il paziente, uomo di 62 anni, presenta un marcato affolamento all’arcata inferiore, con pregressa estrazione del 41, e pregressi problemi parodontali che sono stati trattati e stabilizzati. All’arcata superiore vi è un impianto in regione 21. Nonostante le frequenti sedute di igiene il paziente non riusciva a mantenere pulito il settore frontale inferiore a causa della malposizione dentaria. Rifiutava inoltre un trattamento ortodontico visibile e fastidioso. Gli è stata pertanto proposta una terapia mediante l’utilizzo di retainers attivi. L’allineamento è stato raggiunto dopo circa 10 mesi di terapia, realizzando spostamenti lenti e frequenti sedute di ablazione del tartaro.
Fig. 1-6: Sistematica fotografica prima del trattamento. Visione frontale; OVJ; Laterale di destra; Laterale di sinistra; Occlusale superiore; Occlusale inferiore.
Fig 7: Retainer bondato per realizzare l’allineamento. Le anse attivate in apertura di circa 2 mm e bondate in chiusura realizzano l’espansione dell’arcata.
Fig. 8: Riduzione dell’affollamento ottenuta a 6 settimane di terapia. E’ stato applicato un nuovo retainer per iniziare a derotare gli elementi dentari.
Fig. 9: Per la derotazione del 32 è stata successivamente applicata una catenella elastica bondata con del composito sulla superfice vestibolare degli elementi 32 e 33. E’ stato bondato lingualmente un retainer passivo sugli elementi 33, 34, 35 come sezionale di stabilizzazione. Nel frattempo il retainer bondato lingualmente continuava la derotazione del 43.
Fig. 10: terminata la derotazione del 32 è stato bondato un retainer passivo sovrapposto al precedente attivo sugli elementi 32 e 33 per stabilizzarli. E’ stata modellata con una torretta una step bend tra gli elementi 31 e 32 per allinearli in senso vestibolo-linguale. Il segmento di retainer bondato sul 43 è stato attivato in maniera tale da derotare tale elemento.
Fig. 11: le ultime fasi di allineamento sono realizzate con un filo in Ni-Ti 0.12
Fig. 12: visione frontale da canino a canino dopo l’allineamento ottenuto dopo circa 10 mesi.
Fig. 13: Visione occlusale dell’allineamento ottenuto dopo circa 10 mesi.
Conclusioni
La terapia linguale senza attacchi mediante l’utilizzo di retainers attivi e fili in Ni-Ti bondati sulla superficie linguale dei denti consente di effettuare terapie di allineamento completamente invisibili e molto ben tollerate dai pazienti. Tale terapia, infatti, è poco fastidiosa alla lingua e ai tessuti molli e, come riferito dai pazienti, in assoluto meno fastidiosa rispetto agli attacchi linguali. Raramente sono state osservate alterazioni fonetiche e solo per i primi giorni. Per la risoluzione di casi più complessi (come ad esempio malocclusioni di seconda e terza classe, cross bilaterale, morso profondo o aperto ecc. ) è possibile realizzare una terapia linguale senza attacchi associando l’uso dei retainers attivi e dei fili in Ni-Ti ad altri dispositivi quali ad esempio le microviti, sezionali di stabilizzazione direttamente bondati sulle superfici non visibili dei denti, Quad Helix ecc.
Bibliografia
1. Macchi A, Cirulli N. “Fixed Active Retainer for Minor Anterior Tooth Movement”. Journal of Clinical Orthodontics, 2000.
2.Macchi A, Rania S, Cirulli . “Una proposta per la gestione di disallineamenti anteriori: il mantenitore attivo di contenzione (MAC)”. Mondo Ortodontico, 1999.
3.Liou EJW, Chen LIJ, Huang CS. “Nickel-titanium mandibular bonded lingual 3-3 retainer: for permanent retention and solving relapse of mandibular anterior crowding”. Am J Orthod Dentofacial Orthop 119:443-9, 2001.
4.Musilli M. The Bracketless Fixed Orthodontics: nine years of clinical Experimentation. Prog in Orthod 9:72-91, 2008.
5.Mariniello A, Cozzolino F. Lingual active retainers to achieve teeth levelling in orthodontics: case series. International Dentistry SA Vol 10 N 5, pag. 24-29, 2008. (FULL TEXT)
6.Burstone CJ, Koening HA. Creative wire bending-the force system from step and V bends. Am J Orthod Dentofac Orthop 93:59-67, 1988.
7.Burstone CJ, Koening HA. Force system from an ideal arch. Am j Orthod 65:270-289, 1974.
8.Ronay F, Kleinert W, Melsen B, Burstone CJ. Force system developed by V bends in an elastic orthodontic wire. Am J Orthod Dentofacial Orthop 96(4):295-301,1989.
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