APERTURA SPAZI MEDIANTE L’UTILIZZO DI RETAINERS ATTIVI
In caso di affollamenti dentari l’allineamento può essere realizzato, con o senza stripping, con l’utilizzo di retainers pre-attivati (pre-actived retainers). L’ortodonzia linguale senza attacchi è stata ideata dal Prof. Aldo Macchi e dal Dott. Nunzio Cirulli (1-2). Successivamente è stata applicata anche da altri autori. Questa tecnica innovativa utilizza retainers costituiti da 5 fili intrecciati dello spessore di 0.0175 pollici, modellati ed attivati in maniera da ottenere gli spostamenti dentari desiderati. I retainers attivi, allo stesso modo dei passivi, vengono bondati sulla superficie linguale dei denti. Non essendo pertanto visibili risultano essere il trattamento ideale per tutti i pazienti che non vogliono che si veda la terapia. Inoltre sono molto sottili e risultano più confortevoli anche rispetto ai più piccoli attacchi linguali. Non danno alterazioni fonetiche, nemmeno nei primi giorni di terapia. Tutte queste caratteristiche fanno dei retainers attivi una modalità di trattamento sempre più richiesta e diffusa.
Con tale tecnica si possono risolvere tutti i tipi di malocclusione. Dalle malocclusioni di prima classe con disarmonie dento basali in eccesso o in difetto, a malocclusioni più complesse di II o III classe (per le quali ci si avvale anche dell’utilizzo di altri dispositivi sempre non visibili come le microviti).
Vediamo ora in che modo è possibile con i retainers attivi trattare l’affolamento dentario.
Se l’affollamento dentario è minimo, con sovrapposizione delle superfici interprossomali minore di 0,5 mm, delle pieghe a gradino sono sufficienti a sviluppare la forza necessaria per allineare l’arcata. In caso di affollamento dentario superiore è necessario aumentare l’elasticità del filo modellando delle pieghe verticali come le pieghe ad U. In questo modo riduciamo il rapporto carico/deflessione, realizzando un’attivazione maggiore e più lunga nel tempo.
Per preparare la superficie dentaria all’adesione si puliscono i denti. Successivamente vengono mordenzate per 30 sec le superfici dove verrà bondato il filo, si applica l’adesivo e si polimerizza per 20 sec.
Nei disegni che seguono abbiamo schematizzato alcune attivazioni per l’apertura degli spazi in caso di affollameto.
Disegno 1: il retainer modellato precedentemente con delle pieghe ad U tra 31 e 41 e tra 42 e 43 viene bondato sul 31. Viene utilizzato del composito fluido abbastanza caricato.

Disegno 2: chiudendo di circa 2 mm l’ansa tra il 31 ed il 41 il retainer viene bondato sul 42. In questa fase è importante mantenere il piano verticale del filo, controllando con un altro strumento di utilità, con uno specillo o una pinzetta che il filo non si sollevi quando viene chiusa l’ansa. Bisogna inoltre porre attenzione, per non avere problemi parodontali, a non far fluire composito fluido nello spazio interdentale ed a livello gengivale. Il composito fluido ovviamente non deve essere posizionato mai a livello delle anse. Da notare che il retainer dopo essere stato bondato sul 31 e 41 decorre più spostato lingualmente rispetto al 41.

Disegno 3: il retainer viene accostato tramite uno strumento di utilità al 41, spostandolo quindi da linguale a vestibolare e viene bondato.

Disegno 4: Allineamento ottenuto man mano che l’ansa crea lo spazio mediante l’espansione ed il 41 si sposta lingualmente.

Nei seguenti video riprendiamo un esempio di sequenza di bondaggio delle anse per ottenere l’espansione e l’allineamento.
VIDEO MONTAGGIO RETAINER
Bibliografia
1.Macchi A, Cirulli N. “Fixed Active Retainer for Minor Anterior Tooth Movement”. Journal of Clinical Orthodontics, 2000.
2.Macchi A, Rania S, Cirulli . “Una proposta per la gestione di disallineamenti anteriori: il mantenitore attivo di contenzione (MAC)”. Mondo Ortodontico, 1999.
Per informazioni:
zerodonto@gmail.com