Premessa
La fotografia in odontoiatria è un fondamentale strumento clinico, insostituibile per la documentazione e la comunicazione, come ormai universalmente riconosciuto. (1-3) Una delle caratteristiche della fotografia, che però ne rappresenta anche un limite, è che essa è un documento assolutamente statico, una particolare scena fissata nella sua attualità istantanea ma non nel suo divenire. La videoripresa è invece la narrazione di una scena nel suo divenire in un certo intervallo, quindi totalmente e intrinsecamente dinamica. Pensiamo sia necessario esplorare e comprendere le potenzialità e i limiti delle videoriprese in campo odontoiatrico, per utilizzare e possibilmente integrare le due discipline al fine di ottenere una documentazione sempre più moderna ed efficace. Come regola in odontoiatria è sempre necessario adattare lo strumento alle particolari necessità cliniche, e così anche per le videoriprese occorre sviluppare protocolli idonei e specifici per l’uso clinico. Pensiamo che fotografia e videoriprese non siano in antitesi, ma necessariamente debbano essere integrate in un’ottica di moderna, efficace e completa documentazione. Anzi suggeriamo che d’ora in poi la documentazione scientifica odontoiatrica debba essere considerata come un’unica disciplina che si realizza in due distinte e integrate modalità: statica e dinamica. Esistono discipline dove la staticità dell’immagine fotografica è sufficiente a descrivere l’oggettività clinica, altre dove la dinamicità connaturata alla procedura è meglio rappresentata da una videoripresa. Un atto chirurgico è, per la sua intrinseca dinamicità, meglio narrato e descritto nel suo svolgimento da una video ripresa, potendo invece la fotografia documentare lo stato preoperatorio, il risultato finale e i follow-up. Un caso protesico è sufficientemente ed efficacemente descritto dalla fotografia, anche se la videoripresa dei diversi momenti operativi nobilita e completa grandemente la documentazione. Esistono discipline, come la gnatologia, dove la dinamicità degli atti masticatori può essere compiutamente descritta solo da una videoripresa, assumendo un fondamentale ruolo diagnostico oltre che documentativo. Nel caso poi la documentazione avesse finalità prevalentemente didattiche, la ripresa filmata avrebbe un valore assolutamente superiore per efficacia ed efficienza rispetto alla fotografia statica. Nel presente lavoro illustreremo i protocolli che abbiamo ideato per consentire all’odontoiatra di documentare le procedure cliniche tramite filmati che per le loro caratteristiche possano essere considerati ottimali.
Generalità sulle tecniche di ripresa: il progetto documentativo
Crediamo che ogni videoripresa debba essere la puntuale realizzazione di un preciso programma stabilito in precedenza che definiamo “progetto documentativo”. Deve cioè esistere nella mente dell’operatore un’idea precisa di ciò che si vuole narrare col filmato, e la foto/videocamera rappresenta solo lo strumento che permette di realizzare compiutamente tale progetto, e come ogni strumento va utilizzato secondo una precisa logica. È già stato affermato che “si fotografa bene solo ciò che si conosce bene”, (1) e questo è uno dei principi fondamentali della documentazione scientifica. Chi intende documentare deve conoscere nel dettaglio ciò che andrà a narrare attraverso il mezzo fotografico o video, e non improvvisare su emozioni del momento. Se il progetto è l’idea iniziale che si vuole materializzare, le tecniche di ripresa rappresentano le regole utili per realizzare tale idea. (1) Le impostazioni della videocamera o camcorder (camera recorder) non coincidono con le tecniche di ripresa ma le determinano; in altre parole sono le impostazioni a essere scelte in base alle necessità e alle caratteristiche del processo documentativo. Le caratteristiche e la qualità delle tecniche di ripresa qualificano come scientifico, artistico o semplicemente inutile un filmato o una fotografia. Come già successo con la fotografia, l’Autore rileva come non siano state sufficientemente descritte in letteratura le regole e le procedure per l’acquisizione di un video che possa avere i caratteri della scientificità.(1) Un video scientifico deve rispettare almeno tre requisiti, cioè dev’essere universale, ripetibile e accurato; la presenza di queste caratteristiche in grado variabile connota direttamente il grado di scientificità della documentazione. Nel dettaglio: il concetto di universalità si riferisce alla possibilità di un’immediata e facile comprensione da parte di tutti gli utenti; la ripetibilità consiste nella possibilità di creare in tempi diversi documenti visivi sovrapponibili come inquadratura, ingrandimento e condizioni generali di acquisizioni. L’accuratezza consiste nell’aderenza del documento alla realtà, in altre parole alla sua verosimiglianza, senza distorsioni o manipolazioni. Poiché il movimento rende quasi impossibile il controllo totale delle condizioni di ripresa, alla documentazione video deve necessariamente essere concessa più tolleranza di quella permessa alla fotografia. Così, mentre nella fotografia si può comodamente posizionare il paziente e l’oggetto della documentazione secondo le precise regole stabilite, nella videoripresa ciò è possibile solo entro certi limiti, e sicuramente più ampi.
Occorre quindi ammattere preliminarmente questa condizione, sforzandosi comunque di aderire il più possibile alle regole della corretta documentazione, che per analogia alla fotografia sono: ingrandimento, profondità di campo e prospettiva. Dobbiamo però comprendere che le tre regole appena enunciate dell’ortografia delle immagini sono necessarie ma non sufficienti, viste le particolarità del mezzo video, a ottenere una buona documentazione. Occorre, ricercando l’eccellenza, applicare ulteriori regole per l’acquisizione dei filmati, che prendono forma e sostanza dalle necessità particolari della video-documentazione odontoiatrica. Le regole aggiuntive che abbiamo ideato e proponiamo sono quelle della stabilità e del perimetro d’inquadratura, che completano quelle descritte nell’ortografia delle immagini fotografiche. Il video è creato per essere offerto agli osservatori, e dunque è dalla loro prospettiva e bisogno visivo e informativo che dobbiamo partire per pianificare il nostro progetto di documentazione. Il video scientifico dev’essere costituito da una successione ordinata e razionale di momenti salienti, non semplicemente un contenitore di scene interessanti alternate ad altre inutili o insignificanti o ancora senza alcun filo conduttore; ciò implica la necessità assoluta della post-produzione. La dinamicità dell’attività di videoripresa comporta un cambiamento sostanziale rispetto alla documentazione statica: le tecniche di ripresa devono essere condivise e precisamente attuate da una terza persona, il regista di ripresa. Analizzeremo nel dettaglio i compiti e la funzione di questa figura, ma prima è necessario definire con precisione le regole di acquisizione dei video scientifici, iniziando dalle regole specifiche della videoripresa per concludere ragionando su come quelle della fotografia possono applicarsi anche alla documentazione dinamica.
La regola della stabilità
Il parametro più importante nelle video-riprese scientifiche è la stabilità dell’inquadratura: occorre prediligere inquadrature fisse all’interno delle quali avvenga il movimento e mantenere il soggetto d’interesse sempre al centro dell’inquadratura. La videocamera è creata per registrare il movimento e non per crearlo, quindi vanno assolutamente evitati i continui cambi di lunghezza focale e quindi di ingrandimento tramite zoom. Il gesto di cambiare lunghezza focale e ingrandimento, la cosiddetta “zoomata” è in se stessa un movimento che, soprattutto se effettuato rapidamente, crea disturbo all’osservatore generando l’effetto “altalena”; è più corretto fermare la ripresa, riposizionarsi all’ingrandimento voluto e riprendere con una nuova inquadratura. A maggior ragione andrebbe evitato l’uso dello zoom digitale, che oltre ad acuire il fastidioso effetto “mosso”, provoca un fastidioso sgranamento delle immagini. La tecnica corretta prevede che lo zoom vada utilizzato solo prima della ripresa per selezionare la giusta lunghezza focale, cioè l’ingrandimento desiderato, in base ovviamente al progetto documentativo; ciò permetterà anche una più facile gestione della messa a fuoco, come si vedrà nel paragrafo dedicato. Già dall’enunciazione di questa prima regola si comprende come la qualità della ripresa e quindi del filmato finale dipenda dalla chiarezza e dalla qualità del progetto documentativo, ovvero da quanto sia stato perfezionato nei suoi particolari prima che la ripresa avvenga. Il nostro maestro Peter K. Thomas soleva ripetere: “iniziamo con la fine in testa!”, proprio a sottolineare l’importanza del progetto terapeutico o, nel nostro caso, documentativo.
La regola del perimetro
Per stabilire le regole basilari delle tecniche di ripresa è necessario ragionare sui criteri scientifici della documentazione odontoiatrica e sui bisogni visivi degli utenti cui la medesima documentazione è destinata. La tradizionale regola dei terzi che trova sua applicazione sia in fotografia sia in videoripresa generalista non può essere trasposta tal quale anche nel nostro campo d’interesse. Questo perché la documentazione scientifica risponde a criteri e bisogni visivi diversi da quelli artistici: il soggetto di interesse deve effettivamente occupare il centro dell’inquadratura, cosa che in fotografia generalista o artistica non è quasi mai corretta. Stabilito che il soggetto d’interesse debba essere visualizzato al centro dell’inquadratura, restano due problemi: come isolare e valorizzare il soggetto e come sottrarre alla visione gli elementi inutili. Premesso che l’occhio dell’osservatore si muove istintivamente e ineludibilmente all’interno di tutta l’inquadratura, anche sui bordi dell’inquadratura stessa, è molto probabile che la presenza di elementi visivi posizionati in questa zona perimetrale distolgano l’attenzione dell’osservatore dall’oggetto principale. Definiamo questi soggetti secondari come “parassiti” perché sottraggono attenzione all’osservatore senza dare alcun beneficio, e ovviamente si trovano ai bordi dell’inquadratura, cioè sul perimetro dell’inquadratura. Purtroppo durante le riprese è molto facile che il regista, concentrandosi sul soggetto d’interesse principale stabilito, perda di vista gli elementi periferici dell’inquadratura, che però rischiano di essere altrettanto importanti. Ecco quindi la necessità di osservare costantemente durante la ripresa il perimetro intorno al soggetto principale, affinché sia sempre privo di elementi visivi parassiti, cioè inutili, e lo strumento per risolvere questo problema è l’ingrandimento idoneo. La regola del perimetro stabilisce così che gli elementi visivi periferici sono altrettanto importanti di quelli al centro dell’inquadratura, e vanno attentamente monitorati; in verità la regola del perimetro non è specifica della videoripresa, ma è alla base della formulazione della prima regola della fotografia scientifica, quella dell’ingrandimento. Infatti è stata creata per lo stesso principio di controllo degli elementi visivi parassiti dell’inquadratura statica, ed è quindi naturale applicarla anche alla documentazione dinamica sviluppando il concetto di corretto ingrandimento nella videoripresa. (1)
Il concetto di ingrandimento
Il corretto ingrandimento dell’oggetto delle riprese video è il primo e più importante criterio che dobbiamo considerare, esattamente così come avviene in fotografia. Purtroppo a differenza della fotografia statica, il grande problema che si presenta in videoripresa è che più si restringe l’angolo di ripresa, quindi più aumenta l’ingrandimento, più la ripresa stessa risente sia dei movimenti dell’operatore sia dell’oggetto ripreso, creando uno sgradevolissimo effetto “mosso”. L’effetto mosso è veramente il grande limite delle riprese video, e tutti gli sforzi dell’operatore devono essere rivolti ad annullarlo o quantomeno minimizzarlo. La bellezza di una videoripresa odontoiatrica è d’altronde assolutamente legata alla ricchezza dei dettagli che solo un alto ingrandimento può fornire, è quindi necessario trovare il giusto equilibrio tra questi due parametri, ingrandimento e stabilità dell’inquadratura, agendo sia con opportune soluzioni in fase di ripresa che con accorgimenti “hardware” Le soluzioni in fase di ripresa consistono nella corretta selezione iniziale dell’ingrandimento, senza continui adattamenti successivi. Nel caso si renda evidente l’effetto mosso sarà il caso di fermare le riprese e rivalutare il corretto grado d’ingrandimento, diminuendolo nel caso l’effetto mosso sia eccessivo. L’attenzione degli operatori clinici dev’essere volta a mantenere ferma la testa del paziente e quindi il campo inquadrato; è necessario, per quanto possibile, eseguire movimenti controllati e non eccessivamente rapidi per non disturbare la visione del filmato. Gli operatori sono corresponsabili della videoripresa e oltre al proprio ruolo clinico specifico devono farsi carico, per quanto possibile, anche delle esigenze del regista. Gli accorgimenti hardware consistono nella scelta di un opportuno sistema di supporto fisico della videocamera tramite bracci articolati e ben bilanciati, nella scelta di una testa snodabile su tre assi con movimenti fluidi e quindi di ottima qualità. Anche la scelta di una camcorder con stabilizzazione ottica incorporata è importante, ma occorre dire che la stabilizzazione in questo caso riguarda solo i micromovimenti e non le oscillazioni grossolane.
Profondità di campo e illuminazione
Per quanto riguarda il fondamentale parametro della profondità di campo, anche nel settore della videoripresa è necessario estendere il più possibile la profondità della zona nitida, utilizzando il diaframma alla massima chiusura utile, e analogamente sarà necessario sopperire alla sottoesposizione dovuta alla chiusura del diaframma con un’adeguata illuminazione. (1) Il flash istantaneo ovviamente non è utile in questo caso, bensì è necessario un illuminatore a luce continua e possibilmente di temperatura luce idonea (5000/5500 K), Attualmente sono disponibili illuminatori a led dal costo e consumo energetico contenuto, che possono rivelarsi adeguati allo scopo. Analogamente alla fotografia è necessario che la fonte luminosa non provenga da un’unica direzione per evitare la formazione di ombre nel campo di ripresa. (3) La scelta ricade così preferibilmente su un illuminatore di tipo anulare, da posizionare sulla videocamera tramite gli appositi anelli di fissaggio. Il tema dell’illuminazione porta inevitabilmente a quello del bilanciamento del bianco, cioè della qualità della luce. L’argomento è stato approfonditamente sviluppato in fotografia odontoiatrica e pare quindi superfluo ripete i presupposti teorici, ma basta eseguire le istruzioni così come indicato nel successivo paragrafo delle impostazioni della camcorder.
La prospettiva
La prospettiva di ripresa è il punto di vista dal quale la videocamera riprende, e questo è un aspetto fondamentale per la qualità dei filmati. La regola è che la prospettiva deve essere quella che consente all’osservatore di percepire la maggior parte dei dettagli della scena inquadrata mantenendo nello stesso tempo la ripetibilità. È fondamentale che la prospettiva di osservazione non sia innaturale, ma corrisponda il più possibile a quella da cui l’osservatore si posizionerebbe naturalmente, per evitare l’effetto “upside down” Il regista deve così preoccuparsi di porre l’oggetto d’interesse al centro dell’inquadratura, eliminare gli elementi parassiti (regola del perimetro) mantenendo una prospettiva d’osservazione gradevole e naturale. Crediamo che la prospettiva frontale perfettamente centrata rispetto al piano sagittale e orizzontale occlusale, così come espresso nei concetti dell’ortografia delle immagini, (1) possa essere un fondamentale punto di riferimento, perché è la prospettiva più naturale e istintiva possibile, quella del “guardarsi in faccia”. Il regista deve così inquadrare la scena senza introdurre o quantomeno minimizzando le angolazioni particolari rispetto ai due piani di riferimento individuati. Necessariamente, specie in campo chirurgico, la prospettiva risente della peculiarità della situazione, ed è utopico pensare di poter mantenere costantemente una certa prospettiva o ingrandimento durante l’intera durata della procedura. Infatti se la zona di ripresa è posizionata su una emimandibola necessariamente la prospettiva d’inquadratura sarà asimmetrica. La soluzione è di ricercare sempre la minore angolazione possibile rispetto ai piani di riferimento: il verticale sagittale e l’orizzontale occlusale. La coerenza delle riprese rispetto al piano orizzontale occlusale è la condizione da ricercare con più attenzione perché più facile da ottenere rispetto alla coerenza col piano verticale sagittale. La difficoltà di ottenere la coerenza perfetta rispetto ai due piani non può autorizzare o giustificare l’arbitrio assoluto, ma anzi deve spingere l’intera squadra a una sempre migliore collaborazione nell’intento di ottenere riprese di ottima qualità. La videoripresa richiede che il ruolo del regista sia svolto da un operatore opportunamente addestrato, che interagisca costantemente con gli operatori clinici (odontoiatra e assistente). Possiamo anzi affermare che è il regista a dover guidare l’operatore a posizionarsi e a posizionare il campo di ripresa per ottenere il miglior filmato possibile. Non è possibile eludere questa problematica: l’odontoiatra ha la responsabilità dell’atto clinico, mentre il regista risponde della videoripresa, e secondo i momenti e delle situazioni potranno prevalere le esigenze dell’uno o dell’altro. Gli strumenti per agevolare il regista a trovare sempre la corretta inquadratura sono rappresentati dalla testa snodabile su tre assi, possibilmente con attacco rapido, e dal braccio articolato di supporto.
La tecnica della messa a fuoco
La problematica della messa a fuoco è centrale nelle riprese video, perché in essa confluiscono e si materializzano tutte le criticità legate alla lunghezza focale, all’ingrandimento e alla minima distanza di messa a fuoco. È consigliabile utilizzare una focale lunga possibilmente con caratteristiche macro, che presenti cioè una bassa “minima distanza di messa a fuoco”, che consenta di non approssimarsi troppo agli operatori clinici pur mantenendo l’ingrandimento adeguato. In tal modo si evita di intralciare il lavoro clinico e si permette all’illuminazione di espandersi correttamente, pur pagando il prezzo di una minore ampiezza della profondità di campo. Ricordiamo infatti che essa si riduce sensibilmente all’aumentare dell’ingrandimento, per cui è importante ricordare sempre che a maggiore ingrandimento corrisponde una minore profondità di campo. Il regista deve così trovare l’equilibrio tra queste diverse esigenze, ricordando che la videoripresa ha le sue priorità nell’ingrandimento e nella stabilità dell’inquadratura. Nella pratica occorre selezionare prima dell’inizio delle riprese la lunghezza focale adatta in base all’ingrandimento desiderato, e quindi mettere a fuoco manualmente sul piano di ripresa scelto. Posizionando il fuoco su tale piano di ripresa e selezionando la modalità fuoco manuale, l’attraversamento del campo di ripresa di oggetti estranei quali strumenti chirurgici o altro, non provocherà sfocature dovute ai tentativi della fotocamera di riprendere il fuoco, il che si traduce in una migliore qualità del filmato. Si potrà comprendere ancora meglio a questo punto come la figura del regista di ripresa abbia un ruolo centrale, perché suo è l’onere di attuare con efficacia le tecniche di ripresa per concretizzare il progetto documentativo stabilito.
La figura del regista di ripresa
Per “regista” s’intende una persona abile e competente nella direzione e nel coordinamento di una specifica procedura, quale appunto può essere una videoripresa. Il regista, se pensiamo al mondo della cinematografia, è il personaggio che con la sua sapienza, anche tecnica, traduce in linguaggio visivo a tutti comprensibile un’emozione o una storia altrimenti narrata. Detta così, è naturale pensare che in clinica il ruolo del regista spetterebbe all’operatore odontoiatra, ma ciò si scontra con l’insormontabile problema che l’operatore non potrebbe gestire contemporaneamente due ruoli così importanti e diversi. In fotografia statica è l’operatore odontoiatra a creare, coadiuvato dall’assistente, la documentazione decidendo i contenuti, l’ingrandimento e tutti gli altri parametri per ottenere il risultato immaginato e desiderato. In videoripresa al contrario il ruolo del regista non può essere quasi mai svolto dall’operatore, specie nelle discipline chirurgiche, questo perché l’operatore in chirurgia deve occuparsi ovviamente dell’intervento in se, e non preoccuparsi anche della videoripresa. Ciò non vuol dire che l’operatore non debba avere anche un ruolo attivo, ma che questo si deve limitare ad agevolare il regista nella videoripresa, assecondando, per quanto possibile, le sue richieste. E qui giungiamo al punto fondamentale: la videoripresa è una tecnica documentativa che richiede un altissimo livello di collaborazione tra operatore, assistente e regista; collaborazione che andrà affinata nel tempo dedicando energia allo studio dei filmati per individuare criticità e insieme trovare gli opportuni correttivi. Il regista deve essere consapevole e partecipare al progetto documentativo stabilito dall’operatore, e solo così si potranno ottenere risultati soddisfacenti.
I supporti delle videocamere
Per ottenere filmati di qualità è fondamentale che la videocamera sia stabile e contemporaneamente manovrabile con facilità, per cui è necessario un supporto che sorregga il peso della camera per tutta la durata della procedura, lasciando al regista solo l’onere dell’inquadratura. Il supporto fisico della videocamera è costituito da due componenti distinte: la testa snodabile sulla quale è fissata la camcorder, e il supporto della testa, che può essere genericamente un treppiedi o un braccio di vario tipo. Poiché è preferibile che l’inquadratura avvenga da una prospettiva frontale, vanno preliminarmente esclusi tutti i supporti che non permettono al regista di posizionare la videocamera perfettamente davanti al paziente. Bisogna considerare che è possibile che il paziente debba assumere diverse posizioni, anche estreme: da quella seduta a quella sdraiata orizzontale, ma anche tutte le posizioni intermedie, il tutto ovviamente senza interferire con l’operatore clinico. Il supporto deve così dare la possibilità al regista di posizionare e mantenere la videocamera nello spazio frontalmente al paziente, il che si traduce nella necessità di avere una testa snodabile nei tre piani dello spazio posizionata su un braccio articolato rigidamente collegato a un muro perimetrale o al soffitto, o ancora al palo portalampada del riunito odontoiatrico. Il braccio dovrebbe avere un’ampia possibilità di escursione nei tre piani dello spazio senza oscillazioni o altre interferenze con la stabilità della ripresa. La soluzione ideale sembra essere quella di un braccio articolato in più segmenti per offrire la migliore versatilità, I bracci non articolati o con articolazioni a vite o rigidi non mostrano sufficiente maneggevolezza per seguire fluidamente la dinamicità del campo di ripresa, e andrebbero quindi evitati. Anche il braccio fissato al palo portalampada del riunito potrebbe presentare problemi di oscillazioni, specie in caso di movimenti del paziente.
Quali videocamere?
A proposito di videocamere secondo la nostra opinione bisogna rifuggire dall’idea che “più costa e meglio è”, poiché la qualità del video dipende sostanzialmente dalla correttezza delle tecniche di ripresa e dall’abilità della post-produzione. Ovviamente ciò non vuol dire che la camcorder non debba avere determinati requisiti, ma semplicemente che una camcorder per uso amatoriale di fascia alta può benissimo rispondere a tutte le esigenze dell’operatore, senza sconfinare in attrezzature per uso professionale, che per costi e complessità probabilmente sarebbero sfruttate solo in minima parte. Esiste poi un problema pratico: la videoripresa dovrebbe essere alla portata di tutti gli operatori e non, per costi e abilità richieste, riservata a una nicchia di privilegiati. Per questo motivo abbiamo sempre pensato che ogni procedura debba essere semplificata il più possibile e resa disponibile a tutti nell’interesse dei pazienti; non dimentichiamo infatti che la documentazione è uno strumento di crescita e confronto, oltre che con i colleghi anche con se stessi per migliorare la propria attività clinica e quindi la qualità di vita dei pazienti. Per concludere questo tema sintetizzando possiamo affermare che una camcorder per uso amatoriale di fascia alta, abbinata a un’ottima conoscenza delle tecniche di videoripresa e post-produzione, sia una condizione sufficiente per creare una documentazione filmata di grande interesse e qualità. Nello specifico alcune caratteristiche irrinunciabili della camcorder sono: la possibilità di registrare in formato UHD (imprecisamente definito anche 4K), per facilitare la post-produzione e la possibilità di agire manualmente su diaframma e messa a fuoco.
Le impostazioni della videocamera e i formati di registrazione
Le impostazioni della videocamera riguardano i parametri di ripresa più congeniali alle specificità delle disciplina. Si è già accennato alla necessità di utilizzare il diaframma alla massima chiusura utile per ottimizzare la profondità di campo. Per quanto riguarda la messa a fuoco consigliamo la regolazione manuale per evitare che il movimento di strumenti o altro all’interno del campo operatorio e quindi di ripresa, spinga la videocamera a continui aggiustamenti che si risolverebbero in fastidiose sfocature temporanee. Per quanto riguarda il bilanciamento del bianco consigliamo assolutamente di misurare la temperatura luce servendosi dell’apposito cartoncino bianco neutro, e quindi, analogamente alla fotografia, optare per la modalità “bianco premisurato” (presets). (7,8) Per ciò che riguarda il formato di registrazione occorre spiegare che il moderno formato UltraHD (3840×2160 pixel a differenza del 4K cinematografico che ne conta 4096 x 2160), è l’ideale per le nostre riprese odontoiatriche, perché la maggior risoluzione rispetto all’HD (1920×1080 pixel) permette una grande ricchezza di dettagli e un maggior senso di profondità e quindi di realismo dell’immagine. Inoltre esattamente questa maggior risoluzione consente in fase di post-produzione di aumentare l’ingrandimento del filmato o di sue parti grazie alla possibilità del ritaglio (crop). Gli svantaggi del formato UHD sono ovviamente legati al peso dei file video, che necessitano di schede di memorizzazione per la camcorder particolarmente performanti e con elevato bit rate in scrittura/lettura, oltre a consumare una grande quantità di spazio sui supporti di archiviazione.
La post-produzione in videoripresa
La differenza sostanziale tra la videoripresa e la fotografia è la necessità assoluta per la prima tecnica della post-produzione e del montaggio video. Mentre in fotografia questa fase dovrebbe avere un ruolo minimale, in videoripresa la post-produzione (o montaggio) è importante quanto la qualità della ripresa stessa. Questo avviene anche nel caso le riprese siano state “pulite” e accurate, perché sicuramente si dovranno comunque eliminare parti non soddisfacenti del filmato o utilizzare comunque strumenti di miglioramento e personalizzazione del filmato originale. Abbiamo già affermato che il video scientifico dev’essere considerato una successione ordinata e pianificata di momenti salienti, non semplicemente un contenitore di scene senza alcun filo conduttore, e ciò implica la necessità del montaggio. Bisogna così mettere in conto la che la produzione finale di un buon filmato richiederà un investimento in tempo ed energia che non si limita alla sola fase dell’acquisizione, ma continua in seguito con la necessaria fase della post-produzione. Per tale fase è necessario l’utilizzo di applicazioni software specifiche, che richiedono un adeguato periodo di apprendimento; anche in questo settore la scelta è varia e non si può prescindere dalle preferenze personali anche con riferimento al sistema operativo utilizzato.
Conclusioni
Ci sembra con questo lavoro di avere fornito le indicazioni essenziali per iniziare a documentare tramite videoriprese. Ovviamente non crediamo di aver esaurito tutti gli argomenti o chiarito tutte le problematiche, ma crediamo di aver offerto gli spunti per bene iniziare un cammino ricco di soddisfazioni.
Bibliografia
- Loiacono P, Pascoletti L. Fotografare in odontoiatria: teoria e tecnica per la moderna documentazione. Milano, Quintessenza Internazionale, 2010.
- . Devigus A. La fotografia dentale digitale. Il dentista Moderno 2010; 9:76-86.
- Loiacono P. Le Nuove Evidenze Scientifiche in Fotografia, Cultura del Colore e Workflow Digitale in Odontoiatria. Milano, Quintessenza Internazionale, 2016
- Loiacono P. Tre semplici regole. Il dentista moderno 2015;5:148-150.
- Farini A. Ottica fotografica, Istituto Nazionale di Ottica Applicata-CNR.
- Loiacono P. La fotografia digitale per la diagnosi dei colori in odontoiatria estetica. Parte prima; Quint. Intern. 2012(28);3:93-113. u
- Loiacono P, Molina B. La fotografia digitale per la diagnosi dei colori in odontoiatria estetica. Parte seconda. Quint. Intern. 2012(28);4:83-101.