INTRODUZIONE
L’immagine digitale è completamente diversa da quella chimica ( analogica ) a cui molti erano abituati, le caratteristiche son diverse. Le nozioni a seguire sono una base o il minimo indispensabile che bisogna conoscere per poter utilizzare al meglio qualunque macchina fotografica che già possediamo che vogliamo acquistare o eventualmente sostituire. Queste pagine vogliono essere uno stimolo a documentare fotograficamente tutti quei casi di cui riteniamo opportuno possedere un’archiviazione, e i motivi sono molteplici, esprimerò solo una parte delle informazioni digitali da conoscere per chiunque si appresti a iniziare a documentare, ma darò informazioni nella parte pratica anche per i più esperti. L’intento è di proseguire con ulteriori articoli, più approfonditi e specifici per medici e tecnici. Per ogni argomento importante che tratterò utilizzerò più immagini per essere il più comprensibile possibile, in modo che chiunque dev’essere in grado di conoscere e saper mettere in pratica le informazioni necessarie per poter sfruttare al meglio la propria attrezzatura. Bisogna conoscere la materia, “Fotografia digitale”, che non tratta solo macchine fotografiche, obiettivi e flash, ma anche termini informatici che spesso ritroviamo nelle voci dei menù delle macchine digitali. Alcune voci spesso sono sottovalutate, o per alcuni non avendo nozioni di informatica sono incomprensibili. Gli articoli che tratteremo con più immagini saranno soprattutto i settaggi e le funzioni che possono avere un beneficio per la documentazione medica, che se compresi nel modo corretto ( gli esempi illustrati con foto spesso sono i più comprensibili ), ci possono essere utili anche nell’utilizzo della macchina fuori dallo studio medico-tecnico.
MOTIVAZIONI
La documentazione medica e tecnica si è sempre rilevata essenziale e ormai ha raggiunto uno sviluppo tale da trovare applicazioni sia nello studio medico che odontotecnico, i motivi principali sono molteplici, cito i più importanti: utilizzare le immagini per addestrare o comunicare con il proprio personale, scambio di informazioni con il proprio odontotecnico, dimostrazione ai pazienti dei lavori da svolgere nella sua bocca con foto dimostrative( “oggi si chiama marketing” ), consulto tra colleghi e per ultimo, ma non di importanza, per eventuali problemi medico-legali. Solo una buona documentazione con foto, radiografie e modelli ci garantisce che abbiamo eseguito un buon operato dinanzi a qualsiasi giudice. Tutta la nostra archiviazione dei casi trattati ha consentito di trasmette poi, per chi ha svolto l’attività di conferenziere o relatore, la propria esperienza . L’introduzione sempre maggiore del computer nello studio permette a tutti i dentisti e odontotecnici di poter documentare il proprio lavoro, la documentazione digitale ha grossi vantaggi nei confronti della “vecchia” documentazione analogica (pellicola). In assoluto direi la possibilità di poter vedere in tempo reale le foto scattate e poterle immagazzinare in un secondo momento direttamente nella cartella del paziente, oppure con le nuove card “WI-FI” possiamo trasmetterle e archiviarle direttamente nella cartella del paziente contemporaneamente allo scatto, questo ci permette di visionarle sul monitor ( o su di un monitor posizionato di fronte al muro visibile per il paziente, o sul monitor ormai applicato su molti riuniti) e di discuterne in tempo reale con il paziente. Se lo vogliamo, possiamo stamparle anche immediatamente, il tutto può avvenire con il paziente seduto sulla nostra poltrona. Se vogliamo possiamo fare una copia delle immagini da dare all’Odontotecnico o al paziente, queste copie risulteranno perfettamente uguali agli originali, e non importa il tipo di supporto che utilizziamo per registrare le immagini, esempio: Compact -Flash, SD, Memory-Stick, XD-Picture, ecc. Su ogni supporto risulteranno leggibili per qualsiasi computer. Con le attrezzature analogiche tutto questo non era possibile, pertanto ho abbandonato da ben quindici anni e più sia la pellicola che le macchine analogiche. Le possibilità di scelta di macchine fotografiche digitali è infinita, tra compatte digitali e reflex mediamente possiamo scegliere tra circa trecento esemplari, ma noi citeremo le più utilizzate negli studi medici e odontotecnici. Le macchine digitali si dividono in tre categorie:
Le “Compatte”, sono grandi più o meno come un pacchetto di sigarette, variano da una compatta ad un’altra o dalla differenza dell’obiettivo oppure dal sensore, spesso però tra le compatte solo alcune macchine soddisfano appieno le nostre esigenze.
Poi vi sono le “Bridge” cioè una via di mezzo per dimensioni tra una compatta è una reflex, alcune come dimensione sono grandi quasi come una reflex con obiettivo normale.
Infine le “Reflex” sono dei corpi macchina su cui possiamo montare tutti gli obiettivi che produce il produttore della macchina fotografica.
Le reflex se accessoriate con un obiettivo macro dedicato e appositi flash per la macro fotografia permettono di ottenere buoni risultati, oppure se li corrediamo con i migliori obiettivi macro e i flash di ultima generazione che possono essere utilizzati in wireless (senza cavi) su apposite staffe con bracci mobili per poter direzionare la luce dove più riteniamo opportuno, i risultati che si possono ottenere sono eccezionali.
Come ben sappiamo nello studio medico le possibilità di attrezzature digitali sono molteplici, al nostro computer possiamo collegare periferiche quali Scanner, Stampante, Videocamera, Radiografici, web-cam, ecc. e in futuro scriverò ulteriori articoli per poter conoscere tutte le periferiche che possiamo utilizzare e come sfruttarle al meglio nel nostro studio. Questo articolo iniziale vuole fare chiarezza sulle macchine fotografiche, dopo oltre trenta anni di lavoro, dedicato solo ed esclusivamente alla fotografia medico scientifico, con esperienza di fotografia sia con medici che tecnici, centinaia di prove effettuate su macchine, obiettivi, flash, di svariate marche, vorrei trasmettere tutta la mia esperienza per mettervi in condizioni di ottenere il meglio che si può avere dalle varie macchine.
TEORIA
Devo però prima introdurre alcuni concetti per poter poi sfruttare al massimo le macchine, o per chi le possiede già o per chi è intento ad acquistarle. Dobbiamo parlare almeno di: obiettivi, focale, diaframma, profondità di campo, sensori, luce flash. Gli argomenti da trattare sono maggiori, ma descrivo solo gli argomenti che ho ritenuto più essenziali per iniziare a documentare in modo corretto, conoscendo almeno le basi della fotografia, oltre a spiegare una reflex nei suoi settaggi e pulsanti, questo ci aiuterà ogni qualvolta dobbiamo cambiare o toccare un pulsante della nostra compatta o bridge o reflex.
Iniziamo con l’obiettivo, questo lo ritroviamo su qualsiasi macchina fotografica, montato fisso normalmente sulle compatte o bridge e può essere o a focale fissa oppure zoom (cioè più obiettivi in un solo obiettivo), mentre sulle reflex possiamo decidere noi con quale focale corredare la nostra macchina.
Ogni azienda che produce macchine fotografiche reflex, ne cito alcune tra le più note, Nikon, Canon, Pentax, Minolta, Panasonic, Sony, ecc.. produce un parco obiettivi di circa 50-60 tipi, per soddisfare le esigenze di qualsiasi fotografo, amatoriale o professionista, oltre a obiettivi uguali di focale, tipo 100mm, ma dai costi diversi e di utilizzo diverso, in modo da permette a chiunque di poter acquistare un obiettivo della focale desiderata, e accontentare tutte le tasche.
Gli obiettivi che maggiormente ci riguardano per il nostro lavoro sono solo quelli prettamente macro, questi obiettivi hanno uno schema ottico ben diverso dagli obiettivi per uso amatoriale. Il loro schema ottico permette di ottenere una maggiore nitidezza nella messa a fuoco a breve distanza ( foto bocca ), con questi obiettivi otteniamo anche un’ ingrandimento maggiore rispetto agli altri obiettivi amatoriali.
Spesso questi obiettivi hanno anche una diaframmatura maggiore permettendo di ottenere foto a distanza ravvicinata con una maggior nitidezza.
Gli obiettivi si distinguono tra di loro per la lunghezza focale, che varia da un obiettivo ad un altro.
Le focali si distinguono in grandangolari, le cui lunghezze focali variano da 14mm a 45mm, e l’angolo di campo varia da circa 180° gradi fino a 65°.
Poi troviamo la categoria degli obiettivi normali in cui la focale varia da 45mm a 85mm, e l’angolo di campo varia da 60° a circa 40°.
La categoria dei teleobiettivi va dalla focale di 85mm fino ai 400mm, e l’angolo di campo varia da 40° fino a 18°.
Esiste infine la categoria dei super teleobiettivi che può arrivare fino ai 2000mm, li citiamo soltanto questi obiettivi, perché sono prettamente specialistici, per amatori evoluti o professionisti.
Le focali normalmente sono da 16mm, 28mm, 35mm, 50mm, 85mm, 100mm, 135mm, 200mm, 300mm, 400mm ecc… Vi sono anche focali intermedie tipo 60mm, 45mm, 120mm ecc… ogni costruttore sceglie per le proprie macchine le focali che ritiene opportune.
Nel catalogo degli obiettivi troviamo oltre alle focali fisse, moltissimi obiettivi zoom, ormai sempre più utilizzati e abbinati alle reflex.
Tra i più comuni sono lo zoom 18-55mm, 18-105mm, 18-135mm, 55-200mm, 18-200mm, 18-300mm,ecc. Basta solo consultare i listini per accorgersi della vasta scelta che abbiamo.
Gli obiettivi che però interessano allo studio medico e tecnico sono principalmente della focale da circa 100mm, tra quelli che consiglio troviamo in assoluto il 105mm micro Nikkor VR F.2.8,
e il 100mm Canon macro Ultrasonic II F2.8.
Per non dilungarci in tutte le focali da 100mm, in pratica ogni marca a un suo obiettivo macro di focale intorno ai 100mm tipo Nikon, Canon, Minolta, Pentax, ecc… Poi vi sono marche “universali” cioè produttori di ottiche, ne cito alcune, Sigma, Tamron, Tokina, Elicar, ecc.. che producono sia obiettivi di focale fissa, zoom, e obiettivi macro, e ognuna di queste aziende produce obiettivi per Nikon, Canon, Pentax, Minolta, ecc. .
La differenza tra gli obiettivi originali e quelli “universali” spesso è nel prezzo e nella qualità minore rispetto agli obiettivi originali. Normalmente la scelta va fatta o sul prezzo per chi vuole iniziare a fotografare, ma non può spendere cifre più impegnative, o sulla qualità, spende un po’ di più e si acquistano gli obiettivi originali dei produttori delle macchine fotografiche che si sceglie Nikon, Canon, Pentax, Minolta, Sony, ecc…
Ricordo a tutti per mia esperienza, che un obiettivo macro se è quello giusto non lo si cambia più, spesso chi acquista gli obiettivi “universali” prima o poi lo cambia con perdita di denaro.
Internamente agli obiettivi troviamo un meccanismo che viene definito con il termine “Diaframma”, sono delle lamelle che lasciano passare più o meno luce, ha le stesse funzioni dell’occhio umano, con scarsa luce il diaframma si dilata per far passare più luce, al contrario se siamo in una giornata con molta luce il diaframma dell’occhio si chiude al minimo, per poter vedere senza essere accecati.
Nella documentazione macro Odontoiatrica e Odontotecnica si deve cercare di utilizzare il diaframma più chiuso possibile, per due semplici motivi, Il primo è per ottenere la massima nitidezza ed è maggiore con i diaframmi più chiusi, il secondo motivo è dovuto alla distanza di messa a fuoco che normalmente utilizziamo per ottenere foto della bocca.
Spiego adesso la profondità di campo in modo da essere più comprensibile. Prendiamo in esame un obiettivo macro della focale di 105mm,
i diaframmi che possiamo utilizzare sono: “f”.2.845.6811162232.
La lettera “f” indica il diaframma. Se noi scattiamo una foto con un diaframma aperto tipo f 2.8 e la stessa foto con il diaframma f32, avremo due foto diverse, una ha pochissima nitidezza, la seconda scattata con f32 ha la massima nitidezza. In ogni foto che noi scattiamo, indipendentemente dal diaframma scelto, tutto ciò che viene a fuoco si definisce “profondità di campo”(nitidezza), questa nitidezza è normalmente tutto lo spazio che vediamo a fuoco, prima e dopo il punto che abbiamo messo a fuoco. Mi spiego con un esempio: se scattiamo una foto della bocca frontale di un paziente, con diaframma tutto chiuso (f32) e la messa a fuoco sul dente laterale del paziente, dopo lo scatto vedremo a fuoco sia i denti centrali che i molari posteriori, la nitidezza complessiva viene definita profondità di campo, per essere precisi pertanto la profondità di campo è tutto ciò che viene a fuoco prima e dopo il punto di messa a fuoco, ( dal dente laterale ).
Adesso esporrò il concetto con delle immagini. Proviamo a scattare una foto con il diaframma f2.8, tutto aperto
e messa a fuoco manuale a 45 cm impostato sull’obiettivo,
senza più variare la messa a fuoco mi avvicino al modello fino a vedere a fuoco i denti laterali e scatto.
Il risultato è questo.
Ora ripetiamo la stessa foto variando solo il diaframma, chiudendo fino a f.32 la massima chiusura.
Il risultato ottenuto è questo.
Tutto ciò che vediamo a fuoco prima e dopo il punto di messa a fuoco ( denti laterali ) è definita con il termine “profondità di campo”.
La profondità di campo nella macro fotografia è sempre molto limitata nei confronti delle foto amatoriali, il motivo è dovuto alla distanza di lavoro sempre ravvicinata al soggetto.
Se scattiamo una foto a distanza di circa due metri a qualunque soggetto abbiamo a questa distanza, con il diaframma tutto aperto f2.8, la profondità di campo è maggiore della foto scattata prima sul modello a 45cm, se eseguiamo la stessa foto ma con la messa a fuoco sempre a 2mt, sempre allo stesso soggetto, ma variando solo il diaframma fino a f32 noteremo che la profondità di campo è aumentata ulteriormente. Se eseguiamo una ulteriore foto ma con messa a fuoco su di un soggetto a 10mt, e con il diaframma tutto aperto f2.8, la profondità di campo aumenta ulteriormente, sia prima che dopo il soggetto, se eseguiamo una seconda foto senza cambiare nulla, la messa a fuoco resta 10mt passeremo dal diaframma f2.8 a f32, la profondità di campo è elevata, vedremo a fuoco quasi dà vicino ai nostri piedi fino all’infinito. Il concetto pertanto è: più ci allontaniamo dal soggetto e maggiore è la profondità di campo (prima e dopo i 10mt). Più ci avviciniamo al soggetto e minore è la profondità di campo, sempre prima e dopo il soggetto a 10mt. Nelle foto amatoriali fuori dallo studio abbiamo sempre foto abbastanza nitide.
La documentazione medica e tecnica è purtroppo una documentazione a distanza ravvicinata, la profondità di campo diminuisce a tal punto che quando scattiamo una foto a due denti centrali lo spazio di nitidezza complessiva è di circa 4mm, in una bocca di un paziente adulto se scattiamo la foto di tutti i denti frontali complessivamente abbiamo circa 7cm di messa a fuoco pertanto il punto ideale sono i denti laterali.
In tutte le foto mediche e tecniche per poterla sfruttare al massimo la profondità di campo dobbiamo utilizzare sempre un punto ideale (nella foto del modello erano i denti laterali) per ottenere la massima profondità di campo. Questo concetto va espresso su qualsiasi foto scattiamo sia nello studio che in laboratorio. Pertanto bisogna imparare a mettere a fuoco manualmente per poter decidere noi il punto ideale, oltre all’ingrandimento giusto per essere ripetitivi, otterremo così una maggior profondità di campo e in ogni foto dobbiamo solo impostare un ingrandimento ( esempio bocca frontale 45cm ), avvicinarsi fino a mettere a fuoco il punto ideale ( denti laterali ), scegliete voi quelli di sinistra o di destra, appena li vedete a fuoco scattate, solo in questo modo potrete ottenere la massima profondità di campo.
COMPATTE
Dopo aver accennato agli obiettivi, le focali, le differenze di angolo di campo tra i vari obiettivi e il diaframma, da cui ne deriva la profondità di campo, inizierei a toccare l’argomento macchine fotografiche, partiamo con le macchine digitali “compatte” e “bridge”. Il vantaggio delle macchine compatte è il costo abbastanza abbordabile per chiunque decide di iniziare a documentare, oltre all’ingombro minimo. Queste macchine sono consigliate da me, soprattutto per chi vuole documentare ma non necessita di una qualità eccelsa, ma si accontenta di ottenere buone foto. Spesso le macchine compatte offrono foto buone ma non possiamo o non conviene tentare di accessoriarle con flash supplementare o aggiuntivi ottici, per tentare di avvicinarci alla qualità delle reflex.
Le compatte si devono utilizzare con gli accessori giusti, ma spendendo il minimo. Nello scegliere la compatta giusta, dobbiamo tenere conto di alcuni accorgimenti importanti. Il mercato ci offre una scelta vastissima di compatte, oltre ai già citati marchi delle reflex, Nikon, Canon, Pentax, Minolta, Sony, ecc. si aggiungono marchi tipo, Samsung, Fuji, Casio, Olympus, Epson, Agfa, Kodak, Hewlett-Packard, ecc..
Molte di queste compatte sono ottime da passeggio, ma poco utili nello studio medico e tecnico. Il requisito minimo e più importante che la macchina deve soddisfare è la possibilità di utilizzarla a priorità di diaframmi, che viene indicata normalmente con la lettera “ A ”.
Per chi deve acquistare o per chi la possiede deve accertarsi che tra i vari programmi che possiede la compatta che ci sia il programma “A” .
Il flash deve essere il più vicino possibile all’obiettivo,
molte compatte possono inserire tra le caratteristiche degli schermi con le linee orizzontali e verticali,
durante gli scatti le linee dello schermo ci permetteranno di ottenere foto della bocca e dei denti sempre dritte sul piano occlusale.
Ogni macchina fotografica digitale va poi settata, per poter rendere al massimo per profondità di campo, colori e bilanciamento del bianco, quest’ultimo è il settaggio più importante, in qualsiasi macchina va impostato “ flash ”.
Per poter ottenere poi delle foto il più ravvicinato possibile in quasi tutte le compatte dobbiamo aggiungere o delle lenti addizionali
o degli aggiunti ottici,
acquistare se è possibile eventualmente quelli prodotti dalla casa della macchina fotografica ( accertarsene prima dell’acquisto ).
La Nikon sulle macchine compatte che propone per la documentazione medica ( serie Coolpix serie 900-990-995-4500-7000,ecc.) le ha sempre previste, anche Panasonic, Kodak, Canon, e altre marche hanno in catalogo alcune macchine che possono montare o lenti o aggiuntivi ottici.
Quasi tutte le compatte possono fare macro fino a 2cm, bisogna impostare prima il simbolo del macro,
ma nell’utilizzo pratico per poter ingrandire in quasi tutte le compatte l’obiettivo va impostato in posizione grandangolare,
questa posizione dell’obiettivo, oltre ad essere vicinissima al soggetto, provoca nel risultato finale sempre un’immagine deformata, inoltre ci ritroveremo con la macchina quasi in bocca al paziente. A brevissima distanza ( pochi centimetri ) non ci permette di sfruttare la luce del flash, e se proviamo a focheggiare per allontanarci, il flash crea comunque una forte zona d’ombra dal lato opposto del flash stesso, se invece aggiungiamo la lente o l’aggiuntivo ottico superiamo l’ostacolo.
Per ogni macchina compatta dobbiamo poi trovare delle posizioni (focali) dell’obiettivo per ogni tipo di foto che scatteremo, su alcune abbiamo l’ingrandimento con il simbolo 2x-3x-4x-5x-ecc…
annoteremo su di un foglio le varie posizioni, esempio viso 8x, bocca frontale 12x, due denti 15x,ecc. Ogni volta che scatteremo la foto del viso, basta impostare 8x con il pulsante “TeleWide”, poi ci allontaniamo e avviciniamo fino a quando vediamo quasi a fuoco il soggetto sullo schermo della macchina, dando una leggera pressione sul pulsante di scatto la macchina farà la messa a fuoco definitiva e automaticamente, inoltre ci avvisa dell’avvenuta messa a fuoco con un “bip” o con un simbolo verde.
Naturalmente ogni macchina compatta va provata e settata prima di iniziare a fotografare fino a quando non siamo sicuri di aver fatto una discreta pratica, in modo da non perdere tempo con il paziente a bocca aperta.
“BRIDGE”
Queste macchine sono più grandi delle macchine compatte,
ma hanno anche molti vantaggi nei confronti delle compatte. In assoluto è la grandezza dell’obiettivo,
da cui ne deriva anche la nitidezza. Spesso l’obiettivo ha focali zoom più elevate, questo ci permette di fare foto più distanti dal soggetto, inoltre in quasi tutte le “ bridge ” il flash è posizionato al centro della macchina fotografica.
Potendo utilizzare focali più elevate, quando scatteremo foto mediche o tecniche non saremo mai vicinissimi al soggetto come nella maggior parte delle compatte. Il flash che è quasi sempre posizionato al centro della macchina, utilizzando in macro focali maggiori ( da 100mm a 300mm ) permette alla luce del flash allontanandoci di illuminare perfettamente tutta l’inquadratura, solo nelle foto laterali in alcuni soggetti, resta un po’ d’ombra in fondo al fornice, ma se sapremo utilizzare bene gli specchi, in quasi tutte le foto laterali il problema viene risolto. Inoltre tutte le bridge hanno una facilità d’utilizzo grazie alla conformazione del corpo macchina che è quasi sempre di forma ergonomica,
oltre al peso spesso molto contenuto, quasi tutte le “ bridge” le possiamo utilizzare con una sola mano. Le impostazioni dei settaggi e menù sono perfettamente uguali alle compatte come sopra descritto.
Priorità dei diaframmi,
impostare sempre il diaframma tutto chiuso,
eseguire poi bilanciamento del bianco flash, impostare il flash forzato,
deve scattare sempre in qualunque condizioni di luce, molti invece lo impostano in posizione automatica.
Se impostato in questa posizione, il flash scatta solo se la luce è scarsa con il rischio che molte foto scatteranno senza flash e risulteranno poi mosse.
Molte “ bridge ” ci permettono di impostare sul monitor vari tipi di visualizzazione, se ne è dotata la macchina che sceglieremo va impostata la schermata con le linee orizzontali e verticali, ci faciliterà nell’inquadrare foto sempre dritte, sia del viso che della bocca.
Tra le funzioni ( se ne è dotata ) che ci possono essere utili vi è la possibilità di poter fare anche registrazioni video, possiamo farlo impostando il simbolo del video dal selettore dei programmi
oppure direttamente premendo il pulsante rapido
in modo da poter registrare filmati senza dover per forza impostare dal selettore il simbolo video, ma lo fa direttamente da qualsiasi programma impostato sul selettore.
Consiglio ove è possibile registrare sempre un sorriso iniziale, una fonica particolare del paziente, o qualsiasi particolare che ritenete opportuno, che non è possibile dimostrare con l’immagine statica della foto, bastano pochi secondi, ci siamo garantiti in caso di controversia con il paziente.
MACCHINE REFLEX
Le reflex sono da preferire tra le possibili macchine che uno studio medico e laboratorio odontotecnico deve possedere per la documentazione medica,
se la scelta ricade su di una reflex, sicuramente possiamo ottenere ottimi risultati.
Sulle reflex possiamo utilizzare tutta la gamma degli obiettivi disponibili in catalogo, ma gli obiettivi che maggiormente o in assoluto servono al medico e al tecnico sono gli obiettivi macro. Tratteremo in specifico l’obiettivo più utilizzato nello studio medico e tecnico.
Le focali ideali da utilizzare per le foto sia mediche che tecniche devono rientrare tra queste: dai 90mm ai 135mm. Ogni azienda ha in catalogo una o più focali di obiettivi macro, scegliere eventualmente la focale che si avvicina maggiormente ai 100mm, da scartare le focali troppo corte 50-60mm, oppure 180-200mm o superiori. Le focali consigliate in assoluto sono 100mm, e tutti i produttori di macchine fotografiche e obiettivi universali hanno in catalogo un obiettivo macro da 100mm. Per mie scelte personali dimostrerò l’obiettivo che utilizzo per mio il lavoro, ma come premesso troviamo più marche che producono comunque ottimi obiettivi.
L’obiettivo macro assieme al corpo reflex e al suo sensore possono determinare una foto diversa da marca a marca di macchina fotografica, ma anche da macchina a macchina della stessa casa che si decide di scegliere, la mia scelta e il mio consiglio è frutto di esperienza di anni di fotografia medica, dedicata solo ai medici e odontotecnici. Prove su prove, fino a fare scelte per qualità dei colori che deve riprodurre simili ai denti, scartando macchine anche prestigiose, ma con le quali non si riesce ad ottenere ciò che voglio io in una macchina reflex, qualità, peso, semplicità di utilizzo e di registrazione dei settaggi, infine i risultati di nitidezza dell’obiettivo.
Per arrivare a poter decidere quale macchina, obiettivo e tipo di illuminazione ( flash ) siano i migliori per i medici e tecnici, bisogna come me avere delle conoscenze non solo fotografiche e ottiche, ma anche di colori del dente, esperienza accumulata negli anni a confronto e a contatto con medici e tecnici di fama nazionale e mondiale.
Questa mia esperienza fotografica fatta solo in campo medico e tecnico la svolgo da circa 33 anni, cercherò di comunicare e riversare a chi vuole ottenere o delle foto per archiviazione personale, ma che si possono definire “belle foto”, oppure a chi vuole ottenere il massimo da ciò che la tecnologia digitale mette attualmente a disposizione.
La scelta della reflex dev’essere fatta su due principi fondamentali.
- La possibilità di avere un ottimo sensore
- il peso che deve rimanere discretamente contenuto per poter poi gestire il tutto tra corpo macchina, flash e obiettivo macro ( quelli macro pesano maggiormente nei confronti degli altri obiettivi ); il tutto assemblato deve poterlo utilizzare anche il nostro personale, compreso quello femminile.
Alcune macchine reflex vengono definite “professionali” per le loro caratteristiche e possono avere anche qualche vantaggio in più, ma a mio giudizio fino ad oggi sono pochi i vantaggi per l’utilizzo nello studio medico, tecnico, ma queste reflex dal peso e costi eccessivi non saranno presi in considerazione in queste pagine.
Il peso massimo per un corpo macchina reflex non deve superare i 700-750gr. al massimo.
La possibilità di scelta delle reflex oggi è maggiore nei confronti di pochi anni fa, pertanto direi che possiamo scegliere sicuramente la reflex che più ci soddisfa per le nostre esigenze.
Ogni marca annovera in catalogo varie reflex da quelle amatoriali a quelle professionali. Per esigenze solo di documentazione senza grosse pretese possiamo anche utilizzare le reflex amatoriali, se invece abbiamo maggiori esigenze direi di fare la scelta sulle reflex che sono ai confini del professionale, e spesso il costo non è così lontano dalle macchine amatoriali. I consigli che darò servono proprio per poter scegliere tra le svariate reflex, senza fare grossi investimenti, ma ottenendo ottimi risultati.
Molte reflex di ultima generazione hanno anche la possibilità di effettuare delle riprese video, da non sottovalutare questa possibilità, pertanto se il mercato offre due reflex simili ma una delle due può fare anche riprese video e la differenza economica è minima, la scelta deve ricadere su quest’ultima.
Le macchine che tratterò, ma che io ritengo ottime, sono prettamente Nikon, Canon, Pentax, ecc..
Premetto che chi fa una scelta su altre marche che non tratterò in queste pagine non è che abbia sbagliato a scegliere la reflex, per non far torto a nessuno esprimo un concetto basilare, “con qualsiasi reflex si possono ottenere ottimi risultati”.
Poi sicuramente la scelta della reflex giusta ci permette di ottenere risultati eccezionali, ma che spesso solo per l’archiviazione al computer non è percettibile la differenza tra una reflex amatoriale e una professionale. Solo in casi di stampa, ingrandimento del particolare sul monitor o proiezioni su schermi delle conferenze è percettibile la differenza, e più si proietta su grande schermo e più si nota la differenza.
Attualmente il costo delle reflex che io consiglio è quasi alla portata di tutti, consideriamo che con il passare degli anni e la maggior diffusione delle reflex i prezzi si sono abbassati notevolmente grazie alla maggior quantità di produzione di ogni singola reflex.
Come i computer anche le reflex di ultima generazione offrono maggiori possibilità, pertanto la scelta deve ricadere possibilmente sempre sulle ultime reflex che ci offrono le ultime tecnologie a costi accessibili.
Le macchine che illustrerò possiedono le stesse caratteristiche pertanto illustrata una è come se descrivessi tutte le reflex che rientrano in questa fascia di mercato.
Iniziamo con illustrare tutti i pulsanti che possiede una reflex per poi capire come utilizzarli. Il funzionamento delle reflex e i pulsanti che possiedono sono molto simile per tutte le marche, pertanto possiamo trovare solo i pulsanti e le funzioni in posizioni diverse sul corpo macchina, ma basta solo leggere il libretto istruzioni per capire dove troveremo i pulsanti che illustrerò.
Quasi tutte le reflex hanno il selettore dei programmi,
questa ghiera ci permette di scegliere il programma che desideriamo, i programmi più importanti per tutte le reflex sono le lettere A-P-M-S.
Sul selettore vi sono spesso anche i programmi “facilitati ”, ( utili fuori dallo studio ) ma che noi in questo articolo non prendiamo in considerazione.
Per non dilungarci ( lo farò sugli articoli più approfonditi in futuro ) darò una breve descrizione dei tre programmi “S-P-M”. Tratteremo in modo più approfondito il programma “ A ”, questo programma nella documentazione medica-tecnica è quello che ci interessa in assoluto.
PROGRAMMA “ P ”
La lettera “P” indica la definizione di “ Program ”.
La macchina quando è impostata in questa lettera ( programma ) è in grado di poter decidere autonomamente, sia il tempo di scatto che il diaframma ideale, il tutto sempre in funzione alla luce che abbiamo a disposizione nel momento in cui decidiamo di scattare la foto.
Sia il tempo che il diaframma variano in continuazione se cambia in continuo la luce ( giornata di sole, ma con passaggio continuo di nuvole ).
Una cellula all’interno della macchina è in grado di misurare la luce e di stabilire qual è il tempo e il diaframma giusto al momento dello scatto.
Normalmente questa funzione nello studio medico non ci è utile, la macchina non ci darà mai la possibilità di ottenere una buona profondità di campo perché questo programma non sceglierà mai il diaframma più chiuso ( o è rarissimo che lo faccia ) per ottenere la massima nitidezza. Al contrario invece quando siamo fuori dallo studio, questo programma ci farà ottenere foto bellissime ( basta impostare anche l’obiettivo in autofocus ) e sarà molto difficile ottenere foto sbagliate.
PROGRAMMA “ S “
La lettera “ S “ indica il programma a priorità di scatto.
L’operatore sceglie il tempo di scatto e la macchina adegua automaticamente il diaframma ideale, anche questo programma non è utile per la documentazione nello studio medico.
Serve prettamente nelle foto sportive, tipo; foto di moto in corsa, macchine da corsa, atleti di qualsiasi sport in forte movimento, ecc…
In pratica questo programma è ideale per non ottenere foto mosse con il soggetto in movimento. Noi scegliamo il tempo di scatto (normalmente abbastanza veloce) i tempi superiori al 1/500 di secondo, (il numero 1 indica il secondo e il 500 è la frazione del secondo), oppure tempi più veloci 1/700, 1/1000,1/2000,ecc. di secondo e tempi maggiori, difficilmente possiamo ottenere foto mosse.
Per ogni tempo che decidiamo di utilizzare la macchina sa decidere automaticamente qual’ è il diaframma ideale. Il tempo naturalmente lo decidiamo noi in funzione alla velocità del soggetto che vogliamo fotografare. Esempio per un atleta che corre a piedi sceglieremo un tempo veloce tipo 1/500, per macchine da corsa riprese a forte velocità sceglieremo un tempo di 1/2000 di secondo o superiori, e può variare anche in funzione del nostro punto di ripresa, se la macchina, moto o atleta, ecc. è frontalmente o lateralmente alla nostra inquadratura.
PROGRAMMA “ M “
La posizione “ M “ non è un programma,
ma è la posizione “ MANUALE “ in cui la macchina permette all’operatore di poter decidere sia il tempo che il diaframma, utilizzando le due ghiere zigrinate poste sul corpo macchina, una muove i tempi di scatto, l’altra apre e chiude i diaframmi.
La decisione spetta sempre all’operatore anche se le foto poi risulteranno errate, e non vi è alcun aiuto da parte della macchina fotografica.
Questo programma viene utilizzato da fotografi già esperti, oppure per chi vuole provare la macchina e modificare a suo piacimento tempi e diaframmi.
Ormai con tutte le tecnologie applicate a tutte le macchine fotografiche sia amatoriali che macchine semi-professionali, la posizione manuale viene utilizzata molto di rado, ogni macchina digitale è dotata di vari programmi, per facilitarne l’utilizzo completo in ogni situazione, e ogni produttore decide, quali programmi inserire direttamente dalla ghiera dei programmi.
PROGRAMMA “ A “
Il programma “ A “ indica la priorità dei diaframmi,
l’operatore sceglie un diaframma qualsiasi tipo: f2.8 oppure f5.6 o f8 ecc. e la macchina in funzione al diaframma da noi scelto sa decidere sempre il tempo ideale per ottenere una buona esposizione .
Se però noi decidiamo di utilizzare un diaframma molto chiuso tipo f22, la macchina sicuramente sceglierà un tempo lungo.
Questo concetto però nello studio medico o tecnico non è applicabile, per il semplice motivo che utilizzeremo in tutte le nostre foto il diaframma più chiuso possibile, per avere il massimo della profondità di campo, gli obiettivi macro utilizzano diaframmi chiusi da f32 e su alcuni obiettivi fino a f57 come sul 105mm Micro Nikkor.
Con il diaframma più chiuso esempio: f32 con un foro così piccolo passa poca luce,
la macchina per poter esporre correttamente sceglie automaticamente un tempo più lungo, ipotizziamo due secondi o addirittura tempi superiori ai due secondi, dipende dalla luce che abbiamo al momento dello scatto, questi tempi di scatto scelti dalla macchina, sono tempi troppo lunghi da utilizzare a mano libera.
Nello studio medico e tecnico abbiamo solo luci a incandescenza, la macchina se la utilizziamo senza l’ausilio del flash sceglierebbe sempre tempi lunghi nelle foto del cavo orale.
Per evitare che tutte le foto risultino mosse dobbiamo utilizzare una fonte di luce che ci permette di poter sfruttare il diaframma più chiuso possibile (f32 o superiori). Per ottenere la massima nitidezza lo scatto dev’essere veloce per poter impressionare il sensore e la foto deve risultare nitida ( più avanti sarà trattato più specificatamente sia l’obiettivo macro e la profondità di campo ).
Per ovviare a questi problemi dobbiamo utilizzare sempre il flash o anulare o a due punti luce, (vedremo nel paragrafo “ flash “ quale fonte di illuminazione è meglio da utilizzare).
Quasi tutte le macchina di ultima generazione hanno incorporato un flash nella parte superiore della macchina.
Questo flash è abbinato alla macchina fotografica, ogni volta che lo utilizziamo legge automaticamente la luce necessaria che deve emettere per poter esporre correttamente, questo automatismo si definisce con il termine “ lettura flash TTL “ .
Se utilizziamo flash esterni nelle foto mediche tecniche e lo utilizzeremo sempre, dobbiamo scegliere tipi di flash che la macchina riconosce e può utilizzarli in “ lettura TTL ”.
Ogni qualvolta utilizziamo o il flash della macchina o un flash che la macchina riconosce in TTL, il tempo di scatto per il flash (sincronizzazione) lo sceglie direttamente la macchina non appena solleviamo il flash,
oppure all’accensione del flash aggiuntivo (Metz, Nikon ecc..).
Pertanto utilizzando sempre il flash o della macchina o flash esterni dedicati, non avremo mai il pericolo di foto mosse, il flash ci fornisce sempre la luce necessaria e la macchina pensa a quantificare sempre la luce giusta per ogni foto che noi scattiamo.
Di tutti i programmi della macchina il più importante per la documentazione medica è il programma “ A “.
Dopo aver scelto il programma che è utile per la documentazione medica-tecnico, vediamo quali pulsanti sono posti esternamente alla macchina e che dobbiamo saper utilizzare in qualsiasi momento.
Guardando la macchina fotografica posteriormente abbiamo la visione delle funzioni possibili. Ricordando che ogni macchina ha i pulsanti diversi da una all’altra e da casa costruttrice ad un’altra, ma poi se le mettiamo di fianco noteremo solo i pulsanti in posizioni diverse, ma le funzioni sono simili. La descriverò prima posteriormente e poi anteriormente.
VISIONE POSTERIORE
Le reflex che tratterò sono tra le reflex più comunemente utilizzate, sia nello studio medico che tecnico, e in gran parte di queste reflex, sia amatoriali che semi-amatoriali e professionali, i pulsanti e i menù interni della macchina risulteranno quasi simili su tutti i modelli della stessa casa costruttrice, questo facilita il compito per chi cambia la macchina o possiede più macchine diverse sempre della stessa casa, ma dopo aver appreso tutte le funzioni e pulsanti di una reflex, si fa in fretta a riconoscere e utilizzare eventualmente una nuova macchina.
Vediamo i pulsanti a sinistra del monitor in alto.
Il pulsante “Play”, questo pulsante serve per rivedere le foto o dopo lo scatto o in un secondo momento.
Di fianco c’è il pulsante “Cestino”,
dopo aver premuto il pulsante play rivediamo la foto e se non è di nostro gradimento basta premere il pulsante cestino, sul monitor appare la scritta che ci chiede la conferma per cancellare la foto, basta pigiare nuovamente il pulsante cestino o il pulsante “OK” e la foto sarà eliminata.
A sinistra del monitor il primo pulsante in alto è il pulsante “Menù”,
pigiamo questo pulsante sul monitor e appariranno tutte le voci dei vari menù, da cuì noi sceglieremo le voci più importanti e setteremo la macchina ( più avanti vedremo quali e come settarli ).
Sotto al pulsante menù troviamo il pulsante con il simbolo della chiavetta e un punto interrogativo.
Questo pulsante ha una doppia funzione, facciamo un esempio: la prima funzione del punto interrogativo può essere attivata solo se pigiamo il pulsante ”menù“ e scegliamo una voce del menù di ripresa, esempio:” Bilanciamento del bianco “
e decidiamo di selezionare dal menù bilanciamento del bianco la voce, “ INCANDESCENZA “
ma noi non sappiamo cosa vuol dire o non ricordiamo questo termine.
Teniamo premuto il pulsante con il punto interrogativo per leggere la definizione della voce “incandescenza” (la macchina ci darà una breve descrizione del significato).
La descrizione che ci appare è breve, il motivo è che chiunque compra una macchina fotografica deve leggere sempre il manuale istruzioni fornito in dotazione, pertanto si dà per scontato che il temine incandescenza è già stato ampiamente letto, la macchina lo ricorda con un breve testo per promemoria. In pratica abbiamo un mini-manuale integrato nella macchina.
La seconda funzione della “chiavetta” serve per proteggere le foto che non vogliamo rischiare di cancellare per errore dalla macchina. Ipotizziamo uno studio con più operatori che utilizzano la stessa macchina.
Un operatore prende la macchina per fotografare e si accorge che al momento dello scatto la macchina gli comunica che la card è piena, l’operatore non può scaricare le foto al computer, rivede in play le foto scattate e decide quali eliminare, magari vede due o tre immagini simili, ne cancella una o due, ma non sapendo il motivo dei due o tre scatti dello stesso particolare, potrebbe cancellare la foto non più ripetibile, che, per chi l’ha scattata aveva un senso ripeterla due o tre volte.
L’unica possibilità che abbiamo per non permettere a nessuno di cancellare le foto che riteniamo uniche è di proteggere la foto dopo lo scatto, rivediamo la foto appena scattata, pigiamo il pulsante con il simbolo della chiavetta, sulla foto appare il simbolo in alto a sinistra da questo momento in poi nessuno può cancellare le foto protette.
Per togliere la protezione dalla foto, basta pigiare nuovamente il pulsante con il simbolo della chiavetta.
Sotto il simbolo della chiavetta c’è un altro pulsante sempre con doppia funzione, la scritta ISO e una lente con il simbolo del meno.
Tenendolo premuto il pulsante senza rilasciarlo e ruotando contemporaneamente la ghiera zigrinata posta in alto a destra della macchina
possiamo cambiare la sensibilità della macchina in qualsiasi momento lo desideriamo anche di foto in foto. Normalmente nello studio medico si utilizza quasi sempre la sensibilità di 200 ISO.
La seconda funzione di questo pulsante “la lente con il simbolo meno” si utilizza in play e permette di diminuire l’ingrandimento di visualizzazione.
Premendolo più volte permette di poter visionare più foto assieme,
quattro, oppure nove, o settantadue, diminuendo ulteriormente ci riporta nel calendario, potremmo spostarci su di una data anteriore per visionare le foto scattate qualche giorno prima.
L’ultimo pulsante in basso a sinistra anche lui ha una doppia funzione, la scritta “QUAL” e il simbolo della lente con il + .
La prima funzione è di poter cambiare la qualità delle foto oppure anche tra una foto e l’altra , lo decidiamo sempre noi. Basta tenere premuto il pulsante senza rilasciarlo, ruotare contemporaneamente la ghiera zigrinata posta in alto a destra del monitor, e ruotando in un senso o nell’altro aumentiamo o diminuiamo la qualità, guardando sul display ci appaiono le voci con il tipo di qualità, (formato) esempio: Raw, indica il formato pieno, oppure possiamo utilizzare formati compressi tipo, jpeg fine, normal, basic .
Normalmente per chi non ha pretese di congressi o di stampare poster consiglio di settare jpeg fine.
A destra del monitor in alto, c’è il pulsante del blocco dell’autofocus e del blocco dell’esposizione,
questi due pulsanti non si utilizzano mai nello studio, pertanto in questo primo articolo non tratterò le funzioni.
A destra del monitor troviamo il pulsante Live-View , (non tutte hanno questa funzione).
Questo pulsante ci permette di inquadrare il soggetto dal monitor anziché dal mirino come avviene normalmente nelle reflex. Come già accennato quasi tutte le reflex di ultima generazione possono effettuare anche riprese video, e per chi vuole utilizzare la macchina per fare le eventuali riprese è molto più comodo visionare dal monitor e non dal mirino, soprattutto se la macchina la utilizziamo con l’ausilio del cavalletto.
Personalmente sono abituato a mettere a fuoco dal mirino, trovo un po’ di difficoltà a mettere a fuoco dal monitor, perdendo l’appoggio della macchina al viso ho la sensazione di un movimento maggiore, soprattutto nelle riprese di un singolo dente o anche di un quadrante.
A destra del monitor troviamo il pulsante rotondo di conferma “OK” e le frecce piccole,
queste servono per indicare i punti per muoverci tipo, su, giù, destra, sinistra, sia nella visualizzazione delle voce dei menù sia nel rivedere le foto.
Su molte macchine di ultima generazione troviamo il pulsante info,
se lo pigiamo ci appare la schermata di tutti i settaggi da noi impostati, se lo pigiamo nuovamente si illumina tutto lo schermo e muovendoci con il pulsante delle frecce ci spostiamo sulla voce che desideriamo variare, senza dover entrare nel menù.
Ultimo pulsante sulla parte posteriore che possiedono tutte le reflex, è la ghiera delle diottrie.
Questa ghiera ci permette di vedere bene quando facciamo la messa a fuoco, spesso viene sottovalutata dall’acquirente, invece nella documentazione medica e tecnica va sempre corretta per l’occhio dell’operatore che utilizza la macchina.
Se si utilizza la macchina in autofocus, si potrebbe quasi fare a meno di perfezionare la messa a fuoco con la ghiera delle diottrie, anche se non vediamo perfettamente a fuoco ci pensa la macchina al momento dello scatto a perfezionare la messa a fuoco, ma nella fotografia medica, tecnica, tutte le foto si scattano con la messa a fuoco manuale, pertanto siamo noi a decidere se vediamo bene a fuoco il soggetto inquadrato.
Per poter perfezionare bene la ghiera diottrica portiamo l’obiettivo alla minima distanza di messa a fuoco, senza più toccarla ci avviciniamo a qualsiasi oggetto troviamo sulla nostra scrivania, meglio se è una scritta di un giornale bianco e nero, e muovendo la ghiera delle diottrie destra o sinistra, troveremo un punto delle diottrie in cui visualizziamo più a fuoco la scritta, quella è la posizione in cui deve rimanere la ghiera.
La ghiera ha come capacità diottrica da -2 a +2, per soggetti che hanno problemi di diottria maggiori o minori, bisogna ricorrere eventualmente alle lenti diottriche che spesso troviamo come accessorio nel catalogo delle reflex, oppure bisogna rivolgersi ad un ottico per farci creare una lente apposita per la nostra diottria, il problema potrebbe sorgere in uno studio dove ci sono più operatori ad utilizzare la macchina, con problemi di vista diversa tra i vari operatori.
Per ovviare a questo problema, ogni operatore dovrebbe avere un oculare come accessorio e ogni qualvolta utilizza la macchina dovrebbe calzare sul mirino il proprio oculare se non si vuole perfezionare ogni qual volta cambia l’operatore.
VISIONE LATERALE DESTRA E SINISTRA DEL CORPO MACCHINA
Ogni produttore normalmente sui lati delle reflex, inserisce lo slot per la card, e alcune macchine possiedono il doppio slot per più card.
Il vantaggio del doppio slot è di poter fare eventualmente il back-up immediatamente delle foto scattate, avendo due card con le stesse foto potremmo darne una card al nostro tecnico, oppure daremo una card immediatamente all’assistente per poterle scaricare immediatamente nel computer, ma la nostra macchina ne possiede ancora un’altra per poter continuare a scattare (vedremo nel paragrafo card).
C’è anche la possibilità, tramite card Wi-Fi, di poter scaricare in contemporanea con lo scatto direttamente le immagini al computer. L’altra possibilità del doppio slot è di poter utilizzare una card per le riprese video, l’altra solo per le immagini.
Sul lato opposto sinistro normalmente troviamo uno o più sportelli, per i vari collegamenti dei cavi che possiede ogni reflex tipo; cavo rete, USB, HDMI, ecc…
Sulla parte laterale sinistra della macchina troviamo i pulsanti autofocus e manuale, normalmente va lasciato in “manual focus “ indicato con la lettera “ M ”.
Sulla parte alta della macchina fotografica troviamo il pulsante con il simbolo del flash, pigiando il pulsante possiamo alzare il flash del corpo macchina.
Nella fotografia medica va sempre utilizzato almeno il flash proprietario della macchina.
Per chi invece utilizza i due flash Nikon SB-R200, oppure il flash Metz 15-ms-1, deve comunque attivare il flash della macchina, svolge la funzione di “commander”.
Sulla slitta porta flash va però inserito un accessorio,
o il “ commander “ della Nikon,
o il filtro infrarosso sul flash Metz.
VISIONE SUPERIORE
Sulla parte superiore del corpo macchina troviamo il pulsante di accensione “ on, off “ ,e quasi sempre vicino al pulsante di scatto troviamo il pulsante con il simbolo del più e meno.
Questo è il pulsante della sovra e sottoesposizione, normalmente serve se vogliamo ottenere foto più chiare o più scure.
Esempio: se scattiamo una foto e dopo averla visionata ci sembra un po’ scura, (in fotografia si usa il termine “sottoesposizione”) possiamo riscattare la foto e se la vogliamo un po’ più chiara, basta tenere premuto il pulsante con il simbolo + e –, e senza rilasciarlo ruotiamo contemporaneamente la ghiera zigrinata posteriore, fino a far apparire una percentuale di sovraesposizione con il simbolo “più“,
a questo punto scatteremo la foto e risulterà sicuramente più chiara, se però non ci aggrada ancora basta aumentare la percentuale di sovraesposizione, e la terza foto risulterà maggiormente più chiara. Stesso concetto se la foto ci risulterà chiara e vogliamo scurirla, (in termini fotografici si dice “sovraesposizione”) ripeteremo le stesse operazioni, ma le percentuali riporteranno il simbolo “meno”.
VISIONE FRONTALE
Il pulsante più importante sulla parte frontale è quello posto quasi sempre a destra di tutte le macchine, il pulsante per poter togliere l’obiettivo,
che ormai è a innesto a baionetta su tutte le reflex, lo si tiene premuto e si toglie l’obiettivo ruotando in senso orario, nell’altro verso lo si innesta. Ogni obiettivo e corpo macchina riportano il punto esatto dove combaciare l’obiettivo con il corpo macchina.
Se l’obiettivo è innestato bene si deve sentire un “click”, il click indica che l’obiettivo è innestato correttamente.
Consiglio durante l’innesto di ruotare l’obiettivo dando un po’ di forza nell’eseguire questa operazione, per essere certi che l’obiettivo sia innestato, (sia la baionetta che la parte posteriore dell’obiettivo sono in acciaio) pertanto forzando un po’ non succede nulla, ed è consigliabile svolgere questa operazione sopra un tavolo, in questo modo se l’obiettivo non è innestato, non cade per terra, ma sul tavolo e difficilmente dovremo acquistarne un’ altro.
Se visioniamo una reflex diversa dalla Nikon esempio la Pentax K-5, noteremo che sul corpo macchina ritroviamo gli stessi pulsanti, sparsi diversamente come posizione, ma che svolgono le stesse funzioni principali che hanno tutte le reflex.
Pertanto si deduce che tutte le reflex indicativamente hanno le stesse funzioni di base, possono poi variare nei menù da modello a modello, ma per la documentazione medica- tecnica i settaggi di base sono simili.
OBIETTIVO MACRO
Nella fotografia medico tecnico si utilizzano solo obiettivi macro.
La peculiarità di questi obiettivi è lo schema ottico, studiato per ottenere il massimo della resa qualitativa prettamente nelle foto a breve distanza, a differenza dello schema degli obiettivi amatoriali che la messa a fuoco minima è quasi sempre dal mezzo metro in su.
Consiglio di utilizzare sempre gli obiettivi macro costruiti dal costruttore della macchina che decidiamo di acquistare, tipo Nikon, Canon, Pentax, ecc.. Vi sono anche obiettivi di costruttori di ottiche, quali Sigma, Tamron, Tokina, ecc. ma in questo articolo non verranno trattati.
La mia esperienza oltre trentennale mi ha permesso di poter provare e valutare quali sono gli obiettivi migliori per le foto mediche tecniche dove si cerca di ottenere colori simili ai denti e alle gengive.
Purtroppo devo dire che la cerchia di obiettivi macro che mi hanno soddisfatto è molto ristretta, naturalmente è solo un mio giudizio personale.
L’obiettivo assieme al tipo di sensore ne decide la qualità, spesso lo notiamo passando da una reflex di vecchia generazione ad una nuova mantenendo lo stesso obiettivo.
La lunghezza focale degli obiettivi che consiglio è di circa 100mm, in questa focale possiamo riprendere foto anche di singoli denti senza dover entrare in bocca al paziente.
Nell’obiettivo vi è un meccanismo che si chiama diaframma, è un insieme di lamelle che aprendosi o chiudendosi creano un foro che può lasciar passare più luce o meno luce.
Dall’apertura o la chiusura del diaframma ne dipende la profondità di campo. Esempio se scattiamo una foto ad una bocca frontale di tutti i denti del nostro paziente con il diaframma tutto aperto noteremo solo a fuoco i denti anteriori, cioè poca nitidezza equivale a poca profondità di campo, se scattiamo una seconda foto con il diaframma tutto chiuso, senza cambiare la messa a fuoco e il punto di fuoco, noteremo quasi tutta la bocca a fuoco, noteremo maggiore nitidezza, cioè maggior profondità di campo. I diaframmi negli obiettivi macro normalmente sono: f2,8-3.5-4.5-5.6-8-11-16-22-32.
Per poter esprimere bene questo concetto ho scattato nove foto con i diaframmi appena descritto e in ordine di come li ho scritto, senza cambiare l’ingrandimento cioè la distanza e senza cambiare il punto di messa a fuoco. (la prima foto in sequenza è scattata con diaframma tutto aperto F2.8, fino all’ultima, scattata con il diaframma chiuso a f32).
Ora vi parlerò in modo più approfondito e specifico della “profondità di campo”. Noteremo di foto in foto che ogni qualvolta chiudiamo il diaframma aumenta la nitidezza ( profondità di campo ), il punto di messa a fuoco è rimasto sempre allo stesso punto (dente premolare).
La profondità di campo aumenta per due fattori, se ci allontaniamo dal soggetto da fotografare o se fotografiamo con il diaframma tutto chiuso.
Esempio: ipotizziamo di fare una foto ad un soggetto a tre metri di distanza con il diaframma f5.6, e dopo aver scattato la foto la guardiamo, noteremo a fuoco da circa un metro e mezzo prima del soggetto a circa sei metri dopo il soggetto.
Se scattiamo una seconda foto ma ci allontaniamo di altri due metri dal soggetto cioè a cinque metri e utilizziamo sempre f5.6, dopo lo scatto noteremo a fuoco da circa due metri e mezzo prima del soggetto fino a circa dieci metri dopo il soggetto.
Se ripetiamo le stesse foto ma la prima a tre metri con il f32 tutto chiuso, saremo a fuoco da circa un metro davanti ai nostri piedi, fino a qualche chilometro di distanza.
Se ripetiamo la seconda foto alla distanza maggiore di cinque metri, sempre con f32, saremo a fuoco davanti ai nostri piedi fino all’infinito.
Se ripetiamo queste foto, ma ad un soggetto a circa 1 metro e mezzo di distanza ( viso di una persona ) scattando sempre la prima foto a f5.6 e mettendo a fuoco gli occhi, e la seconda foto identica ma a f32, noteremo pochissima messa a fuoco con il diaframma 5.6 (pochi centimetri), mentre nella seconda foto con f32 vediamo a fuoco tutto il viso.
Si deduce che più ci allontaniamo da un soggetto a parità di diaframma, maggiore profondità di campo si ottiene.
Se scattiamo una foto di un viso con una messa a fuoco in riferimento degli occhi per ottenere tutto a fuoco bisogna chiudere il diaframma.
In fotografia l’espressione per indicare la profondità di campo è: “tutto ciò che viene a fuoco sulla foto” (o che si vede nitido), prima e dopo il punto di messa a fuoco, essa si definisce “profondità di campo”.
La profondità di campo aumenta allontanandoci dal soggetto da fotografare, diminuisce se ci avviciniamo.
Oppure se riprendiamo un soggetto fisso alla stessa distanza, aumenta o diminuisce la profondità di campo se scattiamo due foto una con il diaframma tutto aperto (f2.8) o tutto chiuso (f 32).
I numeri dei metri delle profondità di campo che ho citato sopra, sono solo indicativi, li ho descritti a caso, solo per poter esprimere il concetto della profondità di campo.
Le foto mediche e tecniche sono tutte foto a distanza ravvicinata, pertanto abbiamo poca profondità di campo.
L’unica possibilità che abbiamo per avere la massima profondità di campo è di utilizzare per tutte le foto del cavo orale, sempre il diaframma più chiuso possibile tipo f32 o superiori.
FLASH ANULARE
FLASH ANULARE A DUE PUNTI LUCE o FLASH LATERALI ?
Per moltissimi anni l’illuminazione ideale è sempre stato il flash anulare. E’ definito con questo termine “anulare” perché la luce al momento dello scatto illumina uniformemente in modo circolare tutto attorno al soggetto che fotografiamo, evitando in questo modo che si creino delle ombre.
La luce sul soggetto è uniforme su tutta l’area inquadrata, e le immagini risultano esposte su tutto il fotogramma dando la visione corretta della foto.
In realtà le immagini sono si ben esposte e prive di ombre, ma ad un esame attento le immagini risultano piatte, prive di tridimensionalità.
Se torniamo indietro nel tempo di molti anni fa, per la poca conoscenza fotografica dei medici e tecnici e anche di gran parte dei fotografi professionisti, i risultati che si ottenevano con l’utilizzo dei flash anulari erano più che soddisfacenti.
Alla luce dei risultati di allora questi flash erano utili e pratici, i sistemi più facili e completi per la documentazione medica che hanno fatto la storia di chi voleva documentare ma non aveva nessuna nozione fotografica, bastava acquistare un sistema tipo: “Medical Nikon”, “Medical Yashica”, “Medical Elicar”, ecc…
Questi sistemi erano già assemblati di macchina, obiettivo e flash in un tutt’uno, bastava solo fare la messa a fuoco e i risultati erano sempre sicuri e costanti. Utilizzavano tutti il flash anulare, i risultati erano sicuri, ma con immagini piatte.
Anche con le altre aziende assemblando un corpo tipo; Pentax, Olympus, Elicar, Minolta, ecc. aggiungendo un obiettivo macro e un flash anulare di qualsiasi marca, si costruiva un sistema simile ai “Medical” e si utilizzavano su tutti i sistemi quasi e solo flash anulari.
Negli anni le esigenze da parte dei tecnici e medici sono cresciute, nel rivedere i propri scatti i risultati non erano identici ai lavori eseguiti cercando nelle immagini: forma, trasparenze, croma, microfratture, tridimensionalità che il flash anulare non era in grado di mettere in risalto.
Poi si sono utilizzati i flash non più con parabola completamente anulare ma con soli due punti luce tipo: Nikon SB-21, Nikon SB-29, Cokin ecc…
Io personalmente sono stato un fautore dei due flash laterali, fino ad arrivare ai giorni nostri dove alcune aziende si sono fatte coinvolgere nel realizzarli specificatamente per il settore medico in generale, oltre ad essere ottimi strumenti per gli odontotecnici più esigenti o medici che si dedicano alla documentazione, ma che vogliono ottenere ottimi risultati.
Il vero e proprio flash anulare
ormai spero che nessuno più lo utilizzi, i risultati che si ottengono sono si illuminati uniformemente, ma proprio perché sono privi di piccole zone d’ombra le immagini risultano piatte e prive di tutte le caratteristiche che possiede il dente.
La stessa foto se la scattiamo con un flash con due punti luce tipo flash Metz 15
con le due paraboline del flash che si possono spostare di 10° o 20° gradi, verso il centro dell’obiettivo
i risultati sono già migliorati,
la luce non arriva direttamente sul soggetto, ma lateralmente, creando leggere zone d’ombra che rendono il soggetto più tridimensionale, inoltre la luce laterale attraversa diversamente il dente dalla luce diretta, mettendo in risalto particolari che luce diretta appiattisce.
Se invece utilizziamo sempre due punti luce, ma non più lampade del flash fisse tipo anulare ma flash che ci permettono di emettere luce possibilmente laterale di circa 45°gradi, tipo flash Nikon SB-R200
allora si possono vedere i particolari del dente, inoltre la luce laterale crea leggere zone d’ombra da far risultare le foto tridimensionali. Soprattutto per la fotografia odontotecnica, dove si cerca di riprendere tutti i particolari del dente per poi cercare di riprodurli quali: colore, valore del croma, microfratture, trasparenze, forma.
Solo l’utilizzo dei flash laterali ci permette di ottenere questi risultati.
Tratterò solo il flash della Metz-15-MS-1, oltre ai due o più flash della Nikon SB R-200, che ritengo a mio giudizio i migliori attualmente, sempre per i miei test effettuati su più flash in commercio.
Iniziamo con il flash della Metz, è il più semplice oltre ad essere anche economico. La Metz è azienda leader nel settore fotografico, soprattutto per la costruzione dei flash, dedicati sia ai professionisti che agli amatori. Da circa tre anni ha immesso sul mercato un flash innovativo tipo anulare, ma con soli due punti luce.
Elenco le caratteristiche più importanti per poi vederne l’utilizzo. Può funzionare in Wireless, cioè a distanza dall’obiettivo e macchina fotografica, può lavorare in lettura flash TTL per le seguenti macchine fotografiche : Pentax, Nikon, Canon, Minolta, Sony, Samsung, oltre a poter essere utilizzato come Slave, o secondo flash, non ha cavi di connessione, utilizza solo due batterie mini stilo, con una buona autonomia di scatti, le parabole del flash si possono orientare da 0 ° gradi cioè fisse tipo anulare, oppure di 10° gradi, oppure di 20°
quest’ultima posizione ( 20° ) è quella che io consiglio di impostare e utilizzare per tutte le foto intraorali, non arriverà più luce diretta ma lateralmente di 20° gradi.
Può essere utilizzato in posizione “Slave”, così facendo e utilizzando le potenze manuali può essere utilizzato da quasi tutte le macchine reflex.
Viene fornito in dotazione un pannello di plastica da applicare davanti al flash,
la funzione del pannello è di diffondere la luce maggiormente ottenendo foto più morbide, ottimo se utilizzato per le foto finali del viso del paziente, elimina un minimo di rughe dando al viso un leggero ringiovanimento.
Quando fotografiamo in bocca e la luce per la messa a fuoco è scarsa c’è una lampada pilota che ci facilita il compito, inoltre c’è la possibilità di poterlo utilizzare anche staccato dall’obiettivo, appoggiarlo su di un servo mobile o addirittura di farlo sostenere a mano dall’assistente durante le foto del viso.
Staccato dall’obiettivo ci permette di poter scattare foto angolando la luce come più ci aggrada, (soprattutto per le foto del viso) i risultati sono comunque superiori a qualsiasi flash anulare o a due punti luce fissa.
Girando il flash sottosopra noteremo una presa USB, questa serve per aggiornare il firmware del flash, ciò significa che il flash è aggiornabile nel tempo tramite pc, perciò si potrà adattare in futuro a nuovi modelli di macchine fotografiche.
Appena acceso impostiamo il flash per il tipo di macchina che abbiamo tipo: Nikon sul display è abbreviato con le sigle della macchine Nik, Can, Pen, ecc.
Poi spostiamo le due paraboline di 20° gradi con l’apposito cursore
possiamo spostare più luce da un lato o dall’altro, per prediligere maggiormente la luce di una parabola sul lato che vogliamo illuminare, con il cursore destro
pigiando più volte possiamo aumentare sempre di più la luce su di una parabola fino ad annullare l’altra parabola, io però consiglio di lasciare almeno una tacca comunque sulla parabola opposta,
così facendo si otterranno ottimi risultati nelle foto dei denti laterali.
Per le macchine che non sono lette in TTL flash va utilizzato in posizione Slave.
Sul display appare il cursore al centro con due linee simili ad un binario, possiamo con i pulsanti destra e sinistra spostare più luce su di una parabola o sull’altra come precedentemente, il flash però va utilizzato in manuale, noi dobbiamo decidere per ogni foto con quale potenza dobbiamo scattare.
Basta premere il pulsante al centro, spariscono le due linee, ci appare una barra di colore nero, e con i pulsanti di destra o sinistra aumentiamo o diminuiamo la potenza del flash, la barra piena (indica la piena potenza)
si utilizza per foto del viso o a distanza di oltre 60 cm di messa a fuoco, quando scattiamo foto bocca frontale si utilizza a mezza potenza, la barra non è più piena.
Quando scattiamo foto di due o quattro denti, la potenza va ridotta fino a 1/16.
Queste indicazioni vanno eventualmente perfezionate per ogni tipo di macchina, inoltre con i pulsanti di destra e sinistra possiamo ottenere foto più chiare o più scure, sempre aumentando o diminuendo la potenza del flash.
Quindi oltre alla possibilità si poter spostare la luce su una sola parabola, possiamo aumentare o diminuire più potenza su di una parabola o su tutte e due e la luce non sarà mai diretta ma sempre lateralmente a 20°gradi.
Nelle foto del viso consiglio di staccare il flash dall’obiettivo e di posizionarlo di fianco all’obiettivo o a destra o a sinistra, lo deciderete voi dove più lo ritenete opportuno tenerlo, con una serie di prove.
Invece nelle foto laterali del viso del paziente, consiglio ti tenerlo tra l’operatore e il viso del paziente dal lato del naso, leggermente in alto appoggiato o tenuto a mano.
I risultati sono completamente diversi dall’utilizzo del flash sull’obiettivo. La foto del viso, con il Flash tenuto distante dall’obiettivo, crea una zona d’ombra sotto il mento, dando una dimensione reale del viso.
FLASH LATERALI
Con il passare degli anni le aziende hanno costruito flash anche di piccole dimensioni, utilizzabili in lettura “TTL flash “ o tramite collegamento di cavi dedicati,
oppure lontani dalla macchina, con collegamento wireless.
Questi ultimi sono i flash più utilizzati attualmente, con delle apposite staffe “Scorpion e Spider” della ditta Agnos,
si possono utilizzare i due flash in svariate posizioni, la luce non è più diretta come nei flash anulare, ma sarà l’operatore a decidere come posizionare i flash permettendo alla luce di sbattere sul dente non più solo frontalmente, ma lateralmente.
La luce si diffonde diversamente sul dente, (attraversa il dente lateralmente) dando alle immagini una visione di tridimensionalità, oltre a poter visionare sulle immagini dei particolari dei denti altrimenti non visibili con la luce emessa da un qualsiasi flash anulare o due punti fissi, tipo il flash della Metz se lasciamo le due parabole del flash in posizione “ 0 ”.
Ormai dopo anni di utilizzo e di prove da me effettuate è appurato che se impariamo a utilizzare i due flash non solo in posizione di 45° gradi,
ma anche in altre posizioni possiamo visionare sulle immagini scattate particolari che non potremmo vedere solo con la posizione di 45° gradi.
I risultati che possiamo ottenere ci permettono di dare il massimo delle informazioni al nostro Odontotecnico, oltre a far vedere al paziente gli eventuali difetti o pregi dei suoi denti.
Nella ricostruzione di denti mancanti se il tecnico è in grado di riprodurre oltre al colore, anche i più piccoli particolari, quali: trasparenze, microfratture, ecc… in bocca un dente si noterà meno che è un manufatto riprodotto, solo se ha le stesse caratteristiche dei denti del paziente, le ricostruzioni stanno in armonia con tutti i particolari degli altri denti.
La bravura dei grandi lavori estetici è soprattutto nella riproduzione dei denti che: inseriti in bocca, danno la sensazione di “essere li da sempre”.
Quante volte è capitato di vedere sorridere persone e ci siamo accorti immediatamente che vi sono dei denti “rifatti”, si nota subito la differenza, o per colore, o per mancanza di quei particolari che hanno tutti i denti, spesso il dente sembra gessato.
I due flash satelliti, si possono utilizzare con due staffe differenti, la prima è la staffa “Scorpion”, questa è la migliore a mio giudizio per tutte le foto, ma come tutte le attrezzature più complete richiede una certa pratica nell’utilizzo delle posizioni, poi per alcuni può sembrare troppo ingombrante e tutto assieme risulta un po’ pesante, considerando che spesso viene utilizzata dal personale femminile alcuni abbandonano l’acquisto.
Ho dimostrato più volte che se vengono spiegate le posizioni da far assumere ai flash sulla staffa, tutto diventa più semplice, cercherò di aiutarvi con le posizioni corrette per far si che anche i profani possano ottenere risultati eccezionali solo mettendo i flash nel modo corretto.
Questa staffa ha la possibilità di muovere i doppi bracci che sostengono i due flash in svariate posizioni, possiamo portare la luce o di un flash oppure di tutti e due, dove lo riteniamo opportuno.
Iniziamo con la posizione base che consiglio quando si vuole fotografare interventi chirurgici o foto ortodontiche, dove non vogliamo impegnarci o non abbiamo molto tempo per spostare i flash come sarebbe opportuno, ma vogliamo comunque ottenere delle belle foto.
Questa posizione permette alla luce del flash di non arrivare diretta, ma lateralmente, dando maggiore tridimensionalità e meno appiattimento alle foto.
Lasciando in questa posizione i due flash è come se usassimo un flash anulare, ma le due paraboline del flash sono posizionate non dirette ma a 45° gradi, tutte le foto sono comunque migliori, per tridimensionalità, qualità e particolari che si noteranno maggiormente rispetto a qualsiasi flash anulare.
Il flash anulare permette ai denti anteriori di mettere in risalto la forma del dente per la luce riflessa su di essi.
Se vogliamo ottenere queste informazioni basta mettere i due flash nella posizione diretta, tipo flash anulare.
La zona “estetica” dei denti è la zona anteriore, dobbiamo scattare almeno tre foto per ottenere tutte le informazioni che possiamo ottenere dai denti anteriori tipo : tridimensionalità, trasparenze, microfratture, valore del croma, colore, forma.
Dobbiamo scattare le prime due posizionando il flash come qui sotto,
poi scatteremo una terza foto con i due flash posizionati dall’alto e in posizione 45° gradi,
se facciamo aprire leggermente la bocca, le labbra del paziente devono scoprire bene la gengiva, metteremo a fuoco solo i quattro denti superiori, con i flash che emettono luce dall’alto, la parte inferiore della bocca risulterà nera,
non dobbiamo più utilizzare le palette costruite appositamente per poter ottenere il fondo nero sotto i denti anteriori.
Queste ormai vengono utilizzate da molti medici, con il problema che se non sono posizionate correttamente comunque non danno la foto completamente nera, bisogna poi intervenire con il computer.
Utilizzando i due flash con la staffa, dall’alto a 45 gradi, eviteremo questo inconveniente.
Nelle foto occlusali sia superiori che inferiori, i due flash li posiziono una via di mezzo tra 45°e la posizione 0° (circa 20-25°),
questa posizione crea meno ombra nella parte laterale della bocca, l’esposizione è più uniforme tipo anulare dando alle foto una maggiore luminosità.
Stessa posizione dei flash per la foto dell’occlusale inferiore, dando una leggera sovraesposizione ai flash di +0,7.
Per fare ciò basta tenere premuto il pulsante del più e meno e ruotare contemporaneamente la ghiera zigrinata posteriore il risultato ottenuto sarà come nella foto qui sotto.
Stessa posizione dei flash per i particolari dei denti anteriori inferiori ( da canino a canino ), ma in queste foto l’esposizione del flash dev’essere sottoesposta, cioè meno luce, al contrario della sovraesposizione come nella foto precedente, per fare ciò basta ripetere le stesse operazioni precedenti, ruotando la ghiera zigrinata nel senso opposto e far apparire sul display -0,7.
Il risultato sarà come questo.
Per le foto dei denti laterali utilizzo quasi sempre un solo flash ma in posizione avanzata e posto in modo che possa illuminare bene fino in fondo al fornice.
Il risultato sarà come questo.
Anche per le foto di quattro denti o di un singolo dente in visione occlusale, palatino o laterale, utilizzo un solo flash posizionandolo che illumini bene i denti, ma la luce deve arrivare sul dente molto uniforme ma anche lateralmente, mettendo in risalto le cuspidi e il dente avrà una forma tridimensionale.
Utilizzo i due flash mettendoli in posizione anulare ma a 45°gradi solo quando la bocca del paziente lo permette, ma la posizione 45° è obbligatoria.
Su tutte le macchine Nikon possiamo utilizzare quanti flash SB-R200 vogliamo, per tutte le foto intraorali, utilizzo uno o due flash al massimo, come sopra appena descritto.
Per le foto del viso invece utilizzo tre flash complessivamente, uno resta fisso sulla staffa, un secondo tenuto lateralmente a sinistra, tra l’operatore e il paziente, ma per ottenere una maggiore visione di tutta la testa del paziente mi avvalgo di un terzo flash posizionato sopra la testa del paziente (potremmo lasciarlo anche fisso ) che mette in risalto il viso dal fondo, dando una maggiore tridimensionalità a tutta la foto.
Utilizziamo in pratica, le stesse condizioni degli studi fotografici quando scattano le foto tessere ai clienti.
Le foto del viso, fronte, destra e sinistra, devono risultare sempre uguali come ingrandimento, anche il diaframma va modificato, non sarà scelto automaticamente come avviene per tutte le foto intraorali.
La distanza per le foto del viso che consiglio è di un metro e mezzo.
Il diaframma che normalmente viene utilizzato per le foto del viso è F11.
Impostare la distanza a un metro e mezzo e il diaframma F11, la macchina va tenuta dall’operatore al centro del viso, sia il paziente che l’operatore devono stare seduti sugli sgabelli con le ruote, il paziente sarà fermo in un punto ideale e staccato dal muro, con il fondo che decidiamo di utilizzare ( consiglio nero o bianco )
o eventualmente il colore che si desidera.
L’operatore sarà seduto spostandosi all’indietro senza più muovere la messa a fuoco dell’obiettivo fino a quando vedrà bene a fuoco gli occhi, che sono il punto ideale per ottenere la massima profondità di campo nelle foto del viso, e non si dovrà più spostare dal punto che troviamo come posizione corretta, anche la macchina dovrà rimanere alla stessa altezza, sarà solo il paziente a girare a destra e a sinistra per le foto laterali, le scatteremo di seguito in modo da far risultare tutte le foto alla stessa altezza.
Per facilitarci questo compito della linearità degli occhi nella macchina fotografica dovremo far apparire le linee orizzontali e verticali, che gran parte delle macchine reflex possiedono nel menù.
Se ci imponiamo di scattare tutte le foto assicurandoci che le linee orizzontali e verticali sono fondamentali per ottenere foto sempre dritte e riquadrate, otterremo sempre foto piacevoli per noi e anche per chi le vede ( paziente o corsisti ); inserisco alcune foto come esempio.
Al termine del trattamento ortodontico o estetico, consiglio di effettuare ulteriori foto del sorriso e viso diverse dalle foto per l’archivio, queste foto ci serviranno come esempio per i successivi clienti o da regalare la foto del sorriso ai pazienti al termine del trattamento.
La foto finale non sarà più a distanza di un metro e mezzo ma metteremo a fuoco fino a far risultare tutto il busto del paziente, circa due metri e mezzo tre al massimo.
La foto finale del mezzo busto e del sorriso sarà come queste.
Possiamo regalare al paziente al termine del trattamento una foto scattata in bianco e nero che incorniceremo (anche con il nome dello studio stampato in basso a destra) e la foto dovrà risultare come questa.
RINGRAZIAMENTI:
Un ringraziamento particolare allo Studio Dentistico del Dott.re Ferdinando Burla, per la sua disponibilità . Un ringraziamento anche a Rita dello studio del Dott.re Burla Ferdinando. Si ringrazia anche l’odontotecnico Angelo Soria. Un ulteriore grazie alla mia famiglia che mi sostiene in tutte le mie iniziative, soprattutto a mio figlio Alessandro che è poi l’artefice di tutto il mio sapere dell’informatica. Carlo Alberto Piacquadio
CURRICULUM
CARLO ALBERTO PIACQUADIO
Specialista in macro fotografia, spiccatamente nel settore della fotografia endorale
Ha pubblicato un libro di fotografia odontoiatrica nel 1997
“MANUALE PRATICO DI FOTOGRAFIA ODONTOIATRICA.” Edito da UTET.
Nel 2002 ha pubblicato un secondo libro “ MANUALE DI FOTOGRAFIA DIGITALE IN ODONTOIATRIA “ edito da B&C edizioni.
Nel 2005 ha pubblicato un terzo libro, “IL NUOVO MANUALE DI FOTOGRAFIA DIGITALE ODONTOIATRICA“.
Ha pubblicato mensilmente una rubrica sulla fotografia endorale per la rivista INFODENT.
Ha tenuto corsi e relazioni per tutte le associazioni dentali tipo: ANDI, AIO, AIOP, ANTLO, SIDO, CENACOLI, ecc…
Ha inserito in libri scientifici Odontoiatri pubblicati da Autori noti; G.A. Favero, G.Preti, M. Rossi, L. Dalloca, George Freedman, e altri mini inserti sulla documentazione fotografica. Collabora con aziende del settore fotografico, per la creazione di attrezzature inerenti alla macrofotografia medica.
Ha collaborato con molti autori per la stesura della parte fotografica.
Gestisce da sette anni mensilmente con il figlio Alessandro una rubrica sulla documentazione digitale sulla rivista “ DOCTOR OS”
Da oltre 10 anni si occupa dell’organizzazione dello studio per la presa del colore dei denti e rapporto tra Studio e Laboratorio per ottenere i migliori risultati.
piacquadiocarlo@gmail.com
Per Informazioni:
zerodonto@gmail.com