La sostituzione del dente singolo è da sempre una delle sfide più complesse per l’implantologo. Le aspettative del paziente sono ormai altissime ed un piccolo errore nella gestione dell’intervento può causare danni estetici più o meno gravi. Per un buon risultato è fondamentale inserire l’impianto in una posizione protesicamente guidata anche mediante l’ausilio di stent chirurgici, importantissimi per avere sempre dei punti di riferimento al momento della chirurgia: non si può posizionare l’impianto dove c’è osso, ma è l’osso che deve essere rigenerato dove abbiamo necessità di inserire la fixture.
In senso M-D, l’impianto deve essere inserito al centro della linea che unisce i denti adiacenti, anche se nel caso di un incisivo centrale superiore, la fixture può essere posta in posizione leggermente più distale rispetto al centrale controlaterale, poiché si deve rispettare il surplus mesiale che dovrà avere la corona definitiva. In senso M-D bisogna porre estrema attenzione alla distanza residua tra impianto e denti adiacenti: bisogna lasciare almeno 1,5 mm di spazio per la maturazione della papilla. La formazione della papilla non dipende dall’impianto, bensì dal supporto osseo sottostante; i tessuti molli seguono infatti l’osso nei suoi processi di rimodellamento.
E’ stato dimostrato che lo spessore medio dei tessuti molli è 4,3mm ± 1mm. Tarnow ha osservato che la presenza della papilla dipende dalla distanza esistente tra la cresta ossea e il punto di contatto: quando questa distanza è = 5mm avremo sempre una completa maturazione della papilla. Già quando questa distanza aumenta a 6mm, nel 50% dei casi si riscontrerà una papilla aperta con la presenza del classico “buco nero”. Per questo motivo, quando si effettua un restauro protesico su impianti in zona anteriore, bisogna cercare di portare il punto di contatto il più apicalmente possibile, per evitare la perdita di tessuti molli.
Quando la distanza M-D tra dente ed impianto è minore di 1,5mm avremo una sicura perdita della papilla in quella zona, dovuta al riassorbimento osseo a carico del dente adiacente.
E’ fondamentale, dunque, anche dover scegliere in ogni sito, l’impianto della giusta misura.
Nel caso di incisivi inferiori saranno utilizzati impianti di diametro ridotto.
Nel caso di incisivi centrali superiori o canini si utilizzeranno impianti da 4mm di diametro.
Nel caso di incisivi laterali si valuterà a seconda della circostanza, in base agli spazi rinvenuti.
In senso corono-apicale, un impianto sommerso dovrà essere inserito con la spalla 3 mm più apicale rispetto la linea che congiunge vestibolarmente la giunzione amelo-cementizia dei denti adiacenti.

Un impianto transmucoso con la porzione extra-ossea di 3 mm (Impianto Straumann), dovrà essere inserito con la spalla più apicale di circa 1 mm rispetto la giunzione amelo-cementizia dei denti adiacenti.
Un inserimento troppo apicale dell’impianto potrà comportare un importante riassorbimento osseo con grosse recessioni e conseguente danno estetico.

In senso V-P, la fixture verrà inserita 1-2 mm più palatale rispetto alla linea che congiunge l’emergenza vestibolare dei denti adiacenti.

In questo caso bisogna porre estrema attenzione allo spessore osseo residuo vestibolare all’impianto. Se tale spessore è minore di 1,5 mm avremo nella maggior parte dei casi un riassorbimento osseo verticale in questa zona che ci porterà ad una inevitabile recessione dei tessuti molli vestibolari.
Nei casi in cui lo spessore è inadeguato, dovremo correggere il deficit mediante tecniche rigenerative o espansive e correggere la morfologia dei tessuti molli andando ad ispessire il biotipo gengivale con innesti connettivali.

Il fumo è sicuramente un fattore molto sfavorevole per il successo della nostra terapia. Il fumo, infatti, può esercitare un’azione negativa sulle procedure di innesto effettuate, nella osteointegrazione degli impianti e nell’ insorgenza di peri-implantite a lungo termine. E’ stato dimostrato che chi fuma più di 10 sigarette al giorno è considerato ad “alto rischio estetico”.
Un ulteriore fattore da considerare è la linea del sorriso del paziente. Una linea del sorriso “media” scopre la metà coronale degli incisivi inferiori ed il labbro superiore sfiora il colletto degli incisivi centrali e dei canini. Quando questa linea è molto alta, sarà presente il classico sorriso gengivale in cui avremo l’esposizione di una porzione più o meno ampia di tessuti molli apicalmente agli incisivi superiori. In questo caso dovremmo porre attenzione all’altezza, alla simmetria ed alla forma dei tessuti molli, che saranno parte integrante della nostra riabilitazione.
In tal caso è fondamentale una corretta gestione dei provvisori per riuscire ad ottenere una buona armonia dei tessuti gengivali.
Un biotipo gengivale sottile e festonato è certamente un fattore ad alto rischio per la nostra riabilitazione estetica. Una gengiva molto sottile non può assicurarci predicibilità nel mantenimento a lungo termine della papilla interprossimale, ed è molto alto il rischio di ottenere recessioni dei tessuti molli. Lo spessore ridotto dei tessuti gengivali, inoltre, potrebbe non riuscire a mascherare il colore grigiastro dell’impianto o di componenti metalliche sub-gengivali.
Per prevenire i rischi legati al biotipo dei tessuti molli, è possibile, in fase chirurgica, ispessire i tessuti molli con innesti connettivali ed aumentare lo spessore osseo vestibolare mediante innesti, per ridurre al minimo il pericolo di recessioni. Per eliminare il grigiore tipico delle componenti metalliche sub-gengivali, è possibile utilizzare, in alternativa, componenti secondarie estetiche in zirconia o allumina.
La valutazione del livello di attacco sui denti adiacenti al sito da trattare è fondamentale per una buona gestione del caso. Se i denti presentano una profondità di sondaggio aumentata, bisogna effettuare un trattamento parodontale prima di poter eseguire un impianto in una zona adiacente.
Quando i denti presentano un deficit di tessuti duri e molli bisogna sempre considerare le aspettative del paziente. In questi casi, infatti, è molto probabile che non ci sarà una completa maturazione della papilla; ciò dipende dalla distanza presente tra il punto di contatto e il livello osseo.
Se tale distanza è >7mm, la papilla non riempirà completamente lo spazio interprossimale.
La sostituzione implantare del dente singolo in zona estetica deve essere sempre approcciata con estrema attenzione da parte dell’implantologo. Quelli che all’apparenza potrebbero sembrare dei minimi difetti di posizionamento, a lungo termine possono portare a problematiche estetiche di difficile risoluzione. Proprio per questo motivo è sempre consigliabile utilizzare come riferimento uno stent che in ogni momento può guidarci durante le nostre manovre chirurgiche.
BIBLIOGRAFIA
Andersson B, Taylor A, Lang BR, Scheller H, Scharer P, Sorensen JA, Tarnow D.
Alumina ceramic implant abutments used for single-tooth replacement: a prospective 1- to 3-year multicenter study.
Int J Prosthodont. 2001 Sep-Oct; 14:432–38
Bain CA, Moy PK.
The association between the failure of dental implants and cigarette smoking.
Int J Oral Maxillofac Impl. 1993;8;609-15
Belser U, Bernard JP, Buser D.
Implant-supported restorations in the anterior region: Prosthetic consideration.
Pract Periodontic Aesthet Dent. 1996 Nov-Dec; 8(9):857-83
Belser U, Buser D, Higginbottom F.
Consensus statements and recommended clinical procedures regarding esthetics in implant dentistry.
Int J Oral Maxillofac Impl. 2004;19 Suppl:73-4
Grunder U.
Stability of the mucosal topography around single-tooth implants and adjacent teeth: 1-year results.
Int J Periodontics Restorative Dent. 2000 Feb;20(1):11-7
Hämmerle CH, Jung RE.
Bone augmentation by means of barrier membranes.
Periodontol 2000. 2003;33:36-53.
Proceedings of the Third ITI Consensus Conference.
Int J Oral Maxillofac Implants. 2004;11 Suppl:1-156
Tarnow DP, Magner AW, Fletcher P.
The effect of the distance from the contact point to the crest of bone on the presence or absence of the interproximal dental papilla.
J Periodontol. 1992 Dec;63(12):995-6
Per informazioni:
zerodonto@gmail.com